venerdì 26 ottobre 2007

Il "BARONE" dell'Adriatico

BARON GAUTSCH















TIPOLOGIA
naviglio civile - piroscafo per trasporto passeggeri

DATA DI COSTRUZIONE
1908

CANTIERE
Gourlay Bros. & Co. di Dundee (Scozia)

COMPAGNIA
Lloyd Austriaco

COMANDANTE
Paolo Winter

PROPULSIONE
4 caldaie - 5000cv - vel di crociera 16 nodi c.a.

STAZZA
861 ton. netta - 2069 ton. lorda

LUNGHEZZA
82 mt

LARGHEZZA
12 mt

CAPACITA'
246 passeggeri - 64 persone equipaggio

AFFONDAMENTO
13 agosto 1914 per urto contro una mina

MORTI
circa 200

PROFONDITA' RELITTO
28 mt srutture più alte - 40 mt eliche

FONDALE
sabbia/fango

DISTANZA DALLA COSTA
7 miglia nautiche circa da Rovigno

COORDINATE
44 56' 25'' N 13 34' 43''E (approsimative)

DIFFICOLTA'
media - elevata

PRESENZA DI RETI


CORRENTI


EQUIPAGGIAMENTO
raccomandabile l'uso di EANX

LA STORIA
Nei primi del ‘900 l’ufficio dei Lloyd commissiona ai cantieri navali Gourlay Brothers & Co. Ltd. Di Dundee in Scozia due dei tre traghetti veloci che avrebbero collegato i porti della Dalmazia con Trieste: il Baron Gautsch e il Prinz Hohenlohe. La terza nave gemella, il Baron Bruck viene invece costruita presso il cantiere navale S. Rocco di Muggia.Elementi comuni dei tre piroscafi sono la lunghezza, 84 mt., la larghezza, 12 mt., la stazza lorda, 2069 tonn., e netta, 861 tonn. (leggermente inferiore era la stazza del Baron Bruck, 1965 tsl e 813 tsn), mentre differenze sostanziali sono nei motori: macchine che sviluppano una velocità di 16,5 nodi per le prime due, mentre la terza è equipaggiata con una macchina che consente una velocità di circa 17 nodi. Insoddisfatti del lavoro svolto presso i cantieri Gourlay (tempi di consegna troppo lunghi e potenza dei motori troppo bassa), i Lloyd decidono di apportare delle modifiche al piroscafo presso i cantieri di Trieste a spese del cantiere scozzese che si trova costretto a dichiarare la bancarotta il 23 ottobre 1910.Immediatamente dopo lo scoppio del conflitto mondiale, il 17 luglio 1914, il Baron Gautsch viene ceduto alla Imperial Regia Marina da Guerra Austriaca per il trasporto delle truppe verso Cattaro (Kotor) e l’evacuazione dei civili verso le regioni del nord Adriatico.Prima di salpare le autorità militari convocano una riunione presso il k.u.k. Seebezirkskommando, quartier generale della Marina, durante il quale il secondo ufficiale, Tenze, inviato dal capitano del Baron Gautsch, Paul Winter, viene informato della rotta da seguire per evitare un campo minato che era stato allestito in difesa del porto di Pola. Le autorità militari, per ragioni di segretezza, non avevano comunque fornito la posizione esatta delle mine.Alle ore 11.00 del 13 agosto 1914, il “Baron Gautsch” salpava dal porto di Lussin Grande, diretta verso Trieste dove è previsto l’arrivo per le ore 18.00.Il comando viene assunto dal primo ufficiale Luppis. Le condizioni meteo erano ottime, il mare era calmo, tutto procedeva regolarmente. Alle 13.45 Luppis, senza autorizzazione da parte del capitano, cede il comando al secondo ufficiale Tenze per potersi recare a pranzo nella sala di prima classe. Fiducioso della sua esperienza, verificate le mire a terra, Tenze procede tranquillo nella navigazione.Alle 14.50 circa il Baron Gautsch viene avvistato a circa 7 miglia a nord del Faro di S. Giovanni Pelago, mentre procede a tutta forza all’interno del campo minato appena allestito in difesa del porto di Pola dalla posamine Basislisk. Un attimo prima della collisione Tenze corregge la rotta verso ovest, convinto di avere ormai superato il campo minato, ma rimaneva purtroppo un ultima mina....quella fatale. Il piroscafo urta una mina ancorata sul fondo sul lato di sinistra, proprio sotto la linea di galleggiamento, all’altezza delle caldaie tra la cucina e la dispensa di prima classe. Il tutto avviene in una manciata di minuti, il Baron Gautsch si inclina sul lato di sinistra e ciò rende impossibile l’alaggio di tutte le scialuppe. Dopo 6 minuti circa rimane solo un enorme gorgo. La sagoma dell’elegante piroscafo è completamente inghiottita dal mare. Circa 177 persone, tra cui numerose donne e bambini, annegano o muoiono bruciati dall’olio bollente rilasciato dai serbatoi. 159 persone vengono soccorse e tratte in salvo dai cacciatorpedinieri “Csepel”, “Triglav” e “Balaton” che accorrono immediatamente da Pola. Carmen Rubini è molto fortunata. Nata e cresciuta sull’isola di Lussino, ha familiarità con il mare, sa nuotare e viene tratta in salvo. Non c’è termine migliore per commentare l’accaduto se non quello di incompetenza umana. E i fatti lo dimostrano: al momento dell’esplosione il capitano era nella sua cabina a dormire, il primo ufficiale era a pranzo in prima classe, l’ufficiale in seconda venne colto dal panico una volta realizzato quanto era accaduto, da testimonianze dell’epoca pare che l’equipaggio si preoccupò di mettere in salvo se stesso senza preoccuparsi della sorte dei passeggeri. Ma quale fu la sorte degli ufficiali? Tenze venne ritrovato morto suicida a Pola qualche giorno dopo la tragedia, non aveva retto ai sensi di colpa. Il capitano ed il primo ufficiale, tratti in salvo, vennero immediatamente posti agli arresti, accusati dal Comando della Marina di incauta condotta, ma vennero assolti al processo. Il Lloyd, che imputava la responsabilità dell’accaduto al Comando dell’Imperial Regia Marina Austriaca per non avere inviato una nave a segnalare i limiti del campo minato, affrontò circa ottanta cause di risarcimento danni, vincendole tutte per assenza di colpa.Il processo fu comunque lungo e gli archivi di guerra dovettero prestare i documenti relativi all’incidente alla corte distrettuale, ma, nel maggio del 1925, in seguito a delle sommosse che culminarono con l’incendio del tribunale, tutti questi documenti andarono perduti. Si salvò un solo documento, custodito nell’ufficio di uno degli avvocati di parte civile, il Dr. Schapiro, ma essendo ebreo, il suo ufficio venne incendiato durante le persecuzioni naziste nel 1939. Non esiste più alcun documento dunque, tranne quello della procura di Rovigno contro il Cap. Winter ed il primo ufficiale Luppis.
L'IMMERSIONE
Il relitto viene ritrovato nel 1951 dal palombaro triestino Giacomo Stocca, su indicazioni di un altro palombaro, Libero Giurassici, socio, assieme a Ferruccio Torcello e Bartolo Prioglio, della Compagnia Industriale Mercantile di Trieste che aveva acquistato il relitto. Da allora, fino al 1992, del relitto si persero le tracce. Solo i pescatori croati ne conoscevano l’ubicazione (o meglio, conoscevano l’ubicazione di un relitto) in quanto perdevano sempre le loro reti quando pescavano in questa zona.Del ponte superiore sono rimaste le strutture e parte del legno, i fumaioli non ci sono più, al loro posto degli enormi fori che sprofondano nelle viscere della nave. La nave è maestosa in perfetto stile liberty, la sala da pranzo della prima classe era un elegante elegante salone addobbato con velluti e broccati, le colonne ricoperte di stucchi ed adornate da capitelli ionici, ora è rimasta solo la struttura esterna perchè essendo tutto legno e rimasto ben poco. Alcuni ponti in legno ancora presenti sono infatti pericolosi perchè possono crollare anche solo da un violento movimento di pinne. La sala macchine è accessibile e si possono ammirare le caldaie che costituivano il cuore della nave. Le eliche in bronzo invece vennero recuperate nel 1920. Indubbiamente una sola immersione non basta per apprezzare la bellezza del relitto. Vale la pena girare bene all'esterno, magari con una rapida puntata verso il timone (-40mt), fermarsi a guadare banchi di pesce che girano vorticosamente attorno agli argani delle scialuppe, infilare la testa nelle diverse aperture che si aprono quasi ovunque. Una volta guardato attentamente l'esterno si può iniziare una penetrazione più o meno profonda a seconda dell'esperienza. Penetrazione che se in alcuni punti come il ponte promenade è estremamente facile in quanto si ha sempre un'uscita a portata di mano, in altri richiede molta più attenzione perchè spesso, coprendo la torcia con una mano ci si rende conto di essere completamente al buio, senza uscite in vista. Lascio al singolo subacqueo le considerazioni sull'equipaggiamento neessario ad affrontare l'immersione che si prefigge e sull'eventuale pianificazione delle decompressioni, comunque come miscela respiratoria direi che si può considerare ottimale un EAN30 (ppO2 1.5 c.a. - MOD 40mt) oppure un EAN28 (ppO2 1.4 - MOD 40mt). Da tenere in considerazione una possibile presenza di corrente nei primi 10mt talvolta molto forte in superficie (ideale avere una jon line!)




Il re della notte

Riprese e montaggio: 2007 - Alberto Barotti - all rights reserved. Per qualsiasi utilizzo del video, al di fuori della semplice visione su questo blog, contattare l'autore.

giovedì 18 ottobre 2007

La Secca di Punta Secca - Isole Tremiti

Siamo sempre alle Tremiti, circa duecento metri dall'estremità nord dell'Isola di Caprara, detta Punta Secca. Qui dal blu cobalto del mare il fondale risale fino ad una profondità di circa -9mt, dove troviamo il cappello della Secca, che in realtà è la continuazione ideale dell'isola. Prova ne è il fatto che la secca segue lo stesso andamento di questa: parete a picco sul lato Nord, dorsale scoscesa nel versante sud.

Sicuramente una delle immersioni più affascinanti del Mediterraneo, dalle caratteristiche morfologiche più uniche che rare e caratterizzata da una ricchezza di vita impensabile in Adriatico. Non è certo un'immersione da prendere alla leggera: le sue profondità superano tranquillamente i -60mt e la zona è spesso battuta da forti correnti, senza dimenticare che siamo in mare aperto.

I motivi di tanta "fama" sono certamente da ricercarsi in due caratteristiche: la presenza di gorgonie bicolore (rosse e gialle nello stesso ramo), presenti in pochi punti in tutto il mediterraneo; e la presenza di due archi naturali, due tunnel che attraversano la secca da un versante all'altro, tra i -50 e i -60mt.

....ecco un breve assaggio della vera e propria foresta di gorgonie....




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martedì 16 ottobre 2007

Oggi parliamo di... NARCOSI DA INERTE

Impossibile anche per l'open water diver non averne mai sentito parlare, ma che cos'è, come insorge, progredisce e regredisce la narcosi?
Di seguito un breve schema che analizza in maniera sintetica le caratterisrtiche peculiari della narcosi, generalmente definita da inerte (nella maggior parte dei casi però si tratta di azoto), e vista sotto l'aspetto dell'immersione avanzata/tecnica.....

NARCOSI DA INERTE (azoto)

Ø Ogni gas inerte ha un suo potenziale narcotico. Nell’immersione avanzata interessa soprattutto l’azoto.
Ø ARIA: 20.9% OSSIGENO – 79% AZOTO (circa)
Ø L’azoto respirato ad elevate ppN2 ha effetto narcotico. Nelle immersioni profonde, per limitarne gli effetti può essere sostituito con altri inerti (es. elio).

Ø PERCHE’?

Ø Ipotesi Mayer-Overton: ogni gas inerte esercita un’azione depressiva sul SNC quando una sufficiente dose di esso si trova disciolta nelle cellule adipose del sistema nervoso.
Ø Teoria dell’iceberg: Il gas disciolto in un liquido causa un maggior ordine delle molecole del liquido (effetto iceberg).Le dimensioni dell’iceberg sono proporzionali alle proprietà anestetiche del gas. Gli iceberg si formano quindi anche nell’acqua delle componenti proteiche e lipoproteiche dei tessuti nervosi, costituendo degli ostacoli alla conduttività dei filamenti nervosi

Potenziali Narcotici Relativi
Elio (He)..........................4,26
Neon (Ne).......................3,58
Idrogeno (H2)................1,83
Azoto (N2)......................1,00
Argon (A).......................0,43
Kripton (Kr)..................0,14
Xenon (Xe)...............0,0039

Ø Si considera trascurabile a prof. Inferiori ai 24 mt.
Ø Sintomi gravi/gravissimi possono essere:
1. Senso di maggior sicurezza
2. Stato depressivo
3. Apprensione
4. Fobie
5. Minor tolleranza allo stress
6. Alterazione della coordinazione muscolare o delle capacità motorie
7. Confusione mentale
8. Riduzione delle capacità percettive e/o di giudizio
9. Diminuzione della capacità di reazione/risoluzione di problemi
10. Perdita della memoria a breve termine à amnesia
11. Disturbi visivi/visione a tunnel
12. Senso di incombente black out
13. Perdita di conoscenza
(elenco NON esaustivo)

Ø L’aggravarsi della sintomatologia ed il mancato riconoscimento del livello di narcosi da parte del subacqueo possono rapidamente portare allo shock narcotico (situazione in cui la caduta delle facoltà mentali è gravissima e repentina) con conseguente perdita di ogni capacità di reazione o risoluzione autonoma dei problemi da parte del sub.
Ø I sintomi di cui sopra sono definiti gravissimi o APERTI in quanto comportano l’insorgenza di ulteriori problemi, come ad esempio comportamenti sbagliati (es. il senso di maggior sicurezza può portare a “spingere” ulteriormente sulla profondità) ovvero portano a gravi conseguenze fisiche, talvolta fatali (in particolare se il soggetto è solo).

QUINDI?

Ø E’ necessaria una GESTIONE della narcosi di medio livello
Ø PREVENZIONE assoluta della narcosi di livello elevato
Ø Si può verosimilmente definire narcosi di medio livello quella sentita da un sub preparato ed in buone condizioni a profondità comprese fra i -50 e -60 mt.
Ø Mai sottovalutare il livello di narcosi di queste profondità; basti pensare che sono imposte come limite dai corpi militari, ovvero da persone con caratteristiche fisiche e psicologiche certamente migliori di quelle in cui si trova il subacqueo medio.
Ø Quindi il medio livello narcotico deve essere quantificato in maniera soggettiva, e corrisponderà ad una “zona di comfort” in cui il subacqueo:
1. è a conoscenza del grado di narcosi a cui è sottoposto;
2. lo riesce a controllare;
3. non è sottoposto ad eccessivo stress;
4. non ha una tale riduzione delle facoltà psicomotorie tale da compromettere una sua reazione in situazioni di emergenza.
Ø SUPERAMENTO del livello medio narcotico
Ø Si può considerare come segno di superamento di tale livello l’insorgenza di uno di sintomi (gravi) definiti sopra
Ø Necessità di rientrare al “medio livello”, risultato ottenibile generalmente (non sempre) risalendo a profondità inferiori
Ø La reazione deve essere decisa e aggressiva, può darsi che ci restino pochi istanti prima di un grave peggioramento
Ø SHOCK NARCOTICO è una situazione in cui la caduta delle facoltà mentali è gravissima e repentina.
Ø La prevenzione deve essere totale in quanto la situazione di shock è difficilmente rimediabile in maniera autonoma. E’ necessario l’intervento di un altro soggetto.

FATTORI PREDISPONENTI/SCATENANTI

Ø Aumento della pressione parziale dell’anidride carbonica (cattiva respirazione/sforzi eccessivi/affanno)
Ø Freddo (specie in caso di improvvise diminuzioni della temperatura dell’acqua)
Ø Alcool/farmaci possono avere effetti depressivi sui centri nervosi che si vanno a sommare a quelli provocati dall’azoto
Ø Condizioni fisiche scarse
Ø Velocità di discesa troppo rapida o incontrollata può portare ad un rapido peggioramento della narcosi fino a giungere allo shock
Ø Assenza di visibilità/mancanza di punti di riferimento provocano confusione mentale
Ø Stress dovuto ad altri fattori (fisico/psicologico)

CONTENIMENTO

Ø Concentrazione
Ø Necessità di rimanere sempre svegli e concentrati perché nel momento in cui si “molla”, ci si prende una “pausa” la narcosi può avere il sopravvento.
Ø Deve essere focalizzata sui parametri dell’immersione, non su fattori esterni.
Ø Il contenimento della narcosi non deve diventare ossessione in quanto questo porta a sottovalutare o dimenticare parametri, compiti e obiettivi dell’immersione, innalza il livello di stress

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venerdì 12 ottobre 2007

giovedì 11 ottobre 2007

mercoledì 10 ottobre 2007

Elogio di un esploratore, Sheck Exley....mai sentito?



Sarebbe interessante sapere cos’avrebbe da dire Reinhold Messner circa la morte di Sheck Exley. Exley, di 45 anni, professore di matematica a Live Oak, Florida, morì il 6 Aprile 1994, nel tentativo di raggiungere i –300 mt. In una grotta in Messico (Zacaton).
La tentazione di tracciare un paragone tra i due uomini è forte: Exley, l’esploratore di grotte sommerse da un lato, Messner lo scalatore dall’altro. Entrambi avevano una meritata reputazione di essere i migliori nei loro campi. Negli anni entrambi videro i loro contemporanei morire; presto, nelle loro carriere, entrambi guardarono i loro stessi fratelli morire davanti ai loro occhi. Messner in alto, fra le montagne, ed Exley giù, nelle limpide acque di Wakulla Spring. Oggi Messner, anche se ancora vivo e arzillo, soffre gli effetti della privazione di ossigeno dovuta alla respirazione dell’aria rarefatta tipica delle alte quote; dall’altro lato Exley è morto respirando la densissima aria delle grandi profondità.
Aprite le enciclopedie sotto la voce delle più lunghe e profonde grotte in America e inevitabilmente vi apparirà il nome di Exley. Se nessuno potrebbe azzardarsi a dire che l’immersione in grotta è priva di rischi, Exley dimostrò che poteva essere fatta in sicurezza se praticata con conoscenza, meticolosità e preparazione. Ha letteralmente scritto “il Libro” (in realtà ne scrisse molti) sulle pratiche per la sicurezza nella speleosubacquea. Fu il primo al mondo a registrare più di 1000 immersioni in grotta. In oltre 29 anni di speleosubacquea ne fece più di 4000.
Come Reinhold Messner, Exley sembrava avere un sesto senso, una misteriosa abilità di capire esattamente quando era il momento di spingersi oltre e quando quello di indietreggiare un po’. Come Messner c’erano volte in cui sembrava invulnerabile, troppo furbo per essere preso nelle trappole che avevano causato la morte di altri.
Sheck Exley si distinse in particolar modo per aver violato i limiti consolidati di distanza e profondità raggiungibili nelle grotte. A Cathedral Canyon Spring in Florida (un luogo che aveva talmente tante potenzialità che Sheck acquistò il terreno e vi si trasferì), nel 1990 conseguì il Record del Mondo di penetrazione percorrendo una distanza di oltre due miglia (sottacqua) nel corso di un’immersione in solitaria che durò undici ore e mezza.
Exley era altrettanto famoso per la sua esperienza nelle immersioni profonde, una sfida ancora più tecnica e affascinante. All’aumentare della profondità, i subacquei devono respirare aria a pressione altrettanto elevata. Sotto pressione l’azoto nella comune aria che respiriamo causa narcosi, una sorta di ubriachezza che aumenta con la profondità. Lo stesso ossigeno che ci permette di vivere diventa tossico a profondità superiori ai 60 mt (circa), anche se Exley, uno dei pochi ad essersi immerso ad oltre 120 mt. respirando comune aria compressa e riuscendo tuttavia a sopravvivere dimostrò che ciò era possibile anche ben al di sotto dei fatidici 60 mt.
La soluzione più pratica per chi ha la necessità di compiere immersioni a grandi profondità è quella di utilizzare miscele di gas come il Trimix, che contiene una percentuale più bassa di ossigeno e azoto sostituiti da una percentuale di elio.
Mentre i primi esperimenti nell’utilizzo di miscele di gas avevano avuto tragici esiti negli USA (l’amico di Exley Louis Holtzendorf morì in una di queste immersioni), Exley provò, con le sue immersioni profonde nella sorgente conosciuta come “Nacimiento del Rio Mante”, in Messico, lep potenzialità dell’uso di Trimix nelle immersioni in grotta. Queste miscele non solo permettevano al subacqueo di scendere a grandi profondità senza farlo soccombere sotto gli effetti della narcosi o della tossicità dell’ossigeno, ma riducevano anche i tempi delle decompressioni durante la risalita.
A partire dal 1979 Exley cercò in maniera metodica di aprirsi la strada verso sempre maggiori profondità nella grotta del Rio Mante. Nel marzo 1989, utilizzando Trimix, stabilì il record del mondo scendendo a 881 piedi (circa 268 mt), riemergendo dopo 14 ore di decompressione senza alcun inconveniente. Prima di lui solo i sub commerciali, gli OTS (Operatori Tecnici Subacquei), lavorando in campane che fornivano aria respirabile attraverso tubi ombelicali e costituivano la base d’appoggio per giorni o settimane di decompressione un tipo di supporto impensabile nelle grotte) erano andati più profondi di lui.
In tempi recenti Exley e il suo team continuarono le loro esplorazioni di grotte profonde e risorgive. Nell’agosto del 1993 Exley raggiunse 863 piedi (circa 263 mt) a Bushmansgat, in Sudafrica. Dopo di quella il team si concentrò su una grotta conosciuta come “Pit 6350”, a nord di Tampico in Messico. A settembre Jim Bowden si immerse a 774 piedi (circa 235 mt) nelle scure e fangose acque della risorgiva. Ann Kristovich, medico del team, scese a 541 piedi (c.a. 164 mt) stabilendo un nuovo record femminile (il precedente era stato di Mary Ellen Eckoff, ex moglie di Exley, nel Rio Mante). Alla fine della spedizione di Settembre, il team annunciò che nonostante più di trenta immersioni a grandi profondità, non avevano incontrato problemi legati alla pressione. Il programma per il futuro prevedeva immersioni oltre i –300…
Il numero aveva un dolce suono; 300 mt sarebbero stati una pietra miliare, un balzo in avanti. Inoltre era realisticamente realizzabile, solo 119 piedi (36 mt) più giù del record di Exley del 1989.
Il 6 aprile Jim Bowden e Sheck Exley entrarono nelle acque del Pit 6350 (Zacaton). Dopo mesi di calcoli meticolosi e ripetute pianificazioni era giunto il momento della discesa vera e propria. In 11 minuti Bowden stabilì il nuovo record di 925 piedi (284 mt), risalendo dopo circa 12 ore di decompressione. Nell’acqua fangosa Bowden vide Exley solo per un momento, quando lo superò continuando a scendere, sempre più giù. Kristovich, in qualità di sub di supporto, monitorava dalla superficie, guardando le due scie di bolle, finchè non ne vide soltanto una. La ex moglie di Exley, Mary Ellen scese a 279 piedi (85 mt), dove uno sperone di roccia avrebbe potuto blocare la risalita delle bolle. Non vide nulla.
Cosa successe a Sheck? Una delle ipotesi avanzate nel corso degli anni è quella di violenti tremori dovuti all’elio contenuto nella miscela respiratoria, conosciuti come HPNS (Sindrome nervosa da alta pressione). Irresistibilmente attratto dal magico “1000” (1000 piedi = 300 mt) Exley potrebbe aver continuato la discesa nonostante l’insorgere dei tremori. O forse non ci furono sintomi ad avvertirlo di un’imminente crisi convulsiva. D’altronde la fisiologia di una così rapida discesa a tali profondità è a tutt’oggi per lo più incompresa o sconosciuta. Possiamo solo speculare sul fatto che da qualche parte nell’oscurità (a che profondità non si saprà mai) Exley svenne e affogò.
Dopo l’incidente fu chiaro che il corpo di Exley non sarebbe mai stato recuperato (“l’unico uomo in grado di fare un tale recupero era proprio l’uomo che giaceva li sotto” disse Bowden). Tuttavia quando furono recuperate le cime di discesa, tre giorni dopo, il suo corpo fu trovato impigliato in una di queste. Chi lo conosceva bene è sicuro solo di una cosa: Exley non fu preso dal panico. Più di una volta in passato aveva messo a repentaglio la sua vita per salvarne un’altra, facendo prevalere i suoi nervi d’acciaio sulle più spaventose condizioni.
Quindi, come fai a piangere un uomo che è morto spingendo oltre i limiti di uno sport che la maggior parte delle persone considera a dir poco avventato? Cosa si può dire di una persona che conosceva l’immensità dei rischi, e tuttavia li affrontò? “E’ morto facendo qualcosa che amava e che sapeva fare meglio di tutti” disse Bowden. Forse questo è tutto ciò che uno potrebbe o dovrebbe dire.Gli Sheck Exley e i Reinhold Messner di questo mondo soppesano i rischi, valutano le conseguenze e fanno le loro scelte di conseguenza, senza chiedere il nostro consenso o la nostra compassione.
Sheck morì nello stupido inseguimento di un record senza senso, o fu un pioniere che portò ad un livello superiore le nostre conoscenze circa le immersioni a grandi profondità? Mi piace pensare che Messner sarebbe incline a scegliere la seconda…
Un amico di Exley lo descrisse come un uomo che cercava sempre di sbirciare dietro ad ogni angolo. Si immerse a profondità sempre maggiori perché le grotte che esplorava lo richiedevano. Perché qualcosa, che la maggior parte di noi non capirà mai, lo richiamava irresistibilmente oltre…

martedì 9 ottobre 2007

Tremiti 1

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Spaccati di Adriatico




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L'autore


Genesi



Nasce oggi il Patavium Explorers Team, team dedicato all'esplorazione, ricerca e documentazione dell'ambiente subacqueo.
Da oggi immagini, video, articoli si susseguiranno nel blog, nell'intenzione e con la speranza che i commenti possano arricchire ulteriormente le nostre conoscenze del sesto continente....

...e il mare concederà ad ogni uomo nuove speranze, come il sonno porta i sogni....(C. Colombo)