giovedì 29 novembre 2007

Argentario

Questa volta cambiamo posto...ecco un breve spaccato dei fondali dell'Argentario (Secca di Zi'Paolo, Formica 3, Cala di Pietra Bona e Scoglio del Corvo)!

Riprese e montaggio: 2007 - Alberto Barotti - all rights reserved. Per qualsiasi utilizzo del video, al di fuori della semplice visione su questo blog, contattare l'autore

lunedì 26 novembre 2007

TREMITI 3

E adesso dopo tanta teoria concediamoci qualche altro piacevole scorcio di Tremiti....















domenica 25 novembre 2007

PULIZIA A OSSIGENO - ATTREZZATURE


BOMBOLE

Normalmente, la pulizia delle bombole subacquee e di stoccaggio viene effettuata dai grossi centri di ricarica che offrono anche servizi di controllo, manutenzione e collaudo idrostatico. Utilizzare questi centri è sia più economico che più sicuro, ma se ciò non fosse possibile, allora si possono pulire le bombole utilizzando le seguenti procedure. Come prima cosa, la bombola viene sottoposta ad una ispezione visiva alla ricerca di impurità, parti corrose o altri contaminanti. Se vi è presenza di corrosione superficiale, è necessario eseguire una sabbiatura o un'altra simile procedura di pulizia (spazzolatura, idrosabbbiatura o barillatura). La bombola deve quindi essere lavata internamente con detergente; questi vanno poi ispezionati per verificare eventuali variazioni del colore originale della soluzione o presenza di elementi contaminanti. Nel caso di bombole di alluminio, attenersi alle specifiche di compatibilità dei prodotti con i vari detergenti in uso. Il tutto va ripetuto finché non si notano più variazioni nelle caratteristiche della soluzione pulente. La bombola va quindi asciugata con aria priva di olii in sospensione o con azoto. Infine, un'ispezione visiva finale interna verifica il processo di pulizia. E’ molto importante assicurarsi che tutto il solvente sia stato rimosso dall'interno della bombola. Un lavaggio completo con acqua calda a pressione risulta efficace per la rimozione dei solventi. In alternativa, si può pressurizzare più volte a una decina di bar la bombola, con aria, finché l'odore di solvente non sia scomparso del tutto.

RUBINETTERIE


Queste vanno disassemblate e pulite da calcare e corrosione tramite bagno in acido. I componenti vanno quindi lavati solvente e detergente usando spazzolini, pennelli e cotton fiock ed infine asciugati con Super pro Wipes. Il tutto deve poi essere abbondantemente risciacquato per eliminare ogni traccia di solventi e detergenti. I componenti soffici, come 0-rings, battute e guarnizioni di sicurezza, possono essere puliti allo stesso modo.
Se le parti non metalliche non sono adatte all'uso con l'ossigeno, è necessario sostituirle. Sono reperibili o-ring in Viton praticamente di ogni misura, e molte case produttrici di attrezzature forniscono kit completi per la trasformazione delle loro rubinetterie ed erogatori per il servizio a ossigeno.
Per la lubrificazione si usano grassi quali il Christolube della Lubricant Technologies, l'Oxy One, il Ktytox della Dupont, il Fomblin della Montedison, l'Halocarbon della Halocarbon Products, il Fluorube della Hooker o il Tribolube della Aerospace Lubricants. E' bene lubrificare le filettature delle rubinetterie prima di montarle. Spesso, la frizione che si verifica durante il montaggio delle rubinetterie libera delle particelle di metallo che potrebbero costituire un pericolo. Un'aggiunta di grasso in queste zone contribuisce a contenere queste particelle oltre a controllare la corrosione nel punto di contatto tra bombola e rubinetteria.

EROGATORI


Le procedure di pulizia degli erogatori sono le stesse previste per le rubinetterie, a parte alcune considerazioni sulle parti soffici. Alcuni erogatori impiegano componenti in nitrile (buna-N) ed altri materiali che non sono indicati per l'impiego in sistemi per ossigeno. Se non fossero disponibili componenti sostitutive in materiali ossigeno compatibili, sarà necessario scegliere un altro erogatore. E' anche da considerare se la componente sarà esposta alla pressione della bombola o alla pressione intermedia; anche se il secondo stadio e tutta la sezione di bassa pressione del primo stadio devono essere pulite, materiali come il buna, pur non costituendo l'ideale, sono accettabili in queste zone. Verificare sempre, sul libretto di istruzioni degli erogatori, se essi sono compatibili con i sistemi di lavaggio sopradescritti.


TRUCCHI & CONSIGLI
  • Se necessitate di una pulitura per utilizzo con O2 puro è preferibile affidarsi ad un centro specializzato, a meno che non sappiate veramente quel che fate;
  • La pulizia artigianale può lasciare delle tracce di grasso o altre impurità non visibili ad occhio nudo, quindi usate guanti quando lavorate e possibilmente alla fine del lavoro utilizzate una luce di Wood (lampade nere) per accertarvi dell'assenza di contaminanti;
  • Tra i prodotti oggi reperibili sul mercato, in sostituzione di quelli indicati nel manuale e oggi, fuorilegge, si possono utilizzare detersivi (tipo quelli per i piatti) per la fase di lavaggio e sgrassaggio, prodotti come Viakal, WCnet o Cillit Bang per rimuovere le incrostazioni (immergere solo le parti metalliche PER BREVE TEMPO, onde evitare che venga corrosa la cromatura);
  • Per le pulizie più accurate si possono utilizzare altri prodotti come soda caustica o percloro, tenendo ben presente la POTENZIALE PERICOLOSITA' di tali prodotti;
  • Per utilizzo con basse percentuali di ossigeno, tra il 40 e il 60% se non siete in grado di reperire o-ring in viton, potete utilizzare quelli originali, perfettamente sgrassati e lubrificati con un prodotto O2 compatibile, ma tenete presente che deperiranno molto in fretta e necessiteranno di frequente sostituzione;
  • Se non siete sicuri di ciò che state facendo....non rischiate e affidatevi a personale specializzato!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!

La soda può essere efficacemente usata per la pulizia delle bombole.

giovedì 22 novembre 2007

PULIZIA A OSSIGENO - Le fasi di lavaggio


PRELAVAGGIO

Le tecniche per il prelavaggio dei componenti sono simili alle tecniche standard utilizzate nelle normali procedure di manutenzione effettuate dai centri specializzati in attrezzature subacquee. Tutti i componenti vengono smontati e sottoposti a bagni acidi, alcalini o detergenti per rimuovere tutte le impurità superficiali. Componenti di una certa dimensione, come parti di compressori o booster possono essere trattati con uno o più cicli di una comune lavastoviglie. Riuscire a rimuovere con successo tutti gli elementi contaminanti è più importante del particolare metodo di prelavaggio utilizzato.

LAVAGGIO INTERMEDIO

La fase successiva di lavaggio intermedio viene a volte omessa o combinata con la fase finale di lavaggio e assemblaggio, in funzione del grado di pulizia richiesto e del grado di efficacia raggiunto nella fase di prelavaggio. Mentre i bagni acidi e alcalini hanno la funzione di eliminare varie impurità tra le quali anche alcuni grassi e olii, questa fase ha come scopo primario quello di sgrassare completamente i componenti. Le procedure utilizzate includono il lavare, strofinare e asciugare usando bagni solventi e detergenti, cotton fiock o carta assorbente. Sistema eccellente per questi propositi è quello di utilizzare una macchina per il lavaggio a ultrasuoni. Durante tutta l'operazione di lavaggio va posta attenzione anche all'esaurimento o contaminazione del prodotto utilizzato per la pulizia,sostituendolo con dell'altro nuovo, se necessario. Tutti i fluidi di pulizia vanno accuratamente rimossi con lavaggio e i componenti vanno quindi asciugati. La pulizia, l'ispezione e l'assemblaggio finali hanno lo scopo di rimuovere ogni residuo di olii, grassi, peli, particelle di ossido, granelli di sporco e altri elementi contaminanti. I componenti vanno ispezionati accuratamente per controllare il livello di pulizia e quindi protetti da ricontaminazione prima e durante il riassemblaggio. Le tecniche di ispezione prevedono principalmente l'osservazione del componente sotto una forte luce bianca. Particelle non visibili a occhio nudo sono generalmente accettabili. La quantità e la dimensione delle particelle tollerate per unità di superficie sono specificate in molti standard militari e commerciali. In questa fase gli sforzi devono essere volti al non avere particelle visibili a occhio nudo. Questo non è un livello di pulizia particolarmente difficile da ottenere, dato che generalmente i componenti sono piccoli ed accessibili. E’ possibile anche asciugare i componenti tramite degli strofinacci bianchi che non lascino peli, che possono poi essere osservati per verificare l'eventuale presenza di tracce di contaminanti. Questa tecnica è particolarmente utile nel caso si debbano controllare parti non visibili. Un ulteriore test può essere effettuato tramite l'uso di una luce "nera" o di Wood. Olii, grassi, peli e molte altre impurità, diventano fluorescenti quando esposti alla luce ultravioletta e quindi rapidamente individuati. Proteggere efficacemente i componenti puliti da ricontaminazione è importante per non rendere vani gli sforzi e il tempo speso per effettuare la pulizia. Tutto ciò che non va immediatamente rimontato può essere sistemato all'interno di bustine di plastica. Fruste e altri tubi di connessione che presentino delle aperture, possono essere tappati o protetti tramite l'apposizione della solita bustina di plastica avvolta e nastrata intorno alle aperture. E' anche ovvio che tutte le operazioni di riassemblaggio devono essere condotte in un luogo pulito; se non preesistente, va creato un ambiente dedicato con un ragionevole livello di pulizia e assenza di particelle sospese che possano contaminare i materiali.

La preparazione per servizio a ossigeno di bombole, valvole, erogatori fruste, tubi e altri tipi di connessioni e componenti per gas, è un'attività che può essere svolta all'interno della maggior parte dei centri di assistenza per le attrezzature subacquee. Vanno seguite le procedure e le raccomandazioni esposte in questo manuale e stabilite da ASTM, CGA e dalle ditte che producono equipaggiamenti.
Questo manuale riporta alcuni metodi per la pulizia degli equipaggiamenti subacquei. Non vengono invece descritte le procedure per la pulizia dei componenti dei compressori e dei booster perché richiedono un livello di pulizia molto elevato che probabilmente non sarebbe ottenibile dalla maggior parte dei centri subacquei. Comprimere ossigeno comporta dei rischi aggiuntivi oltre ad un aumento dei rischi generali; questo tipo di pulizia non andrebbe tentata senza le opportune conoscenze e tecniche.
MANUTENZIONE

Perché un sistema preparato per ossigeno mantenga caratteristiche di sicurezza durante la sua vita operativa, è necessario che sia mantenuto in modo tale che non si verifichi la presenza di contaminanti. Le speciali precauzioni comprendono la protezione del sistema dalla polvere e da altri contaminanti quando non viene utilizzato, evitandone la contaminazione con gas non compatibili, ispezionandolo e ripulendolo periodicamente con i prodotti specifici. Le bombole, le rubinetterie, gli erogatori devono essere sufficientemente protetti dalla polvere e dall'umidità quando non sono in uso. Le vie di entrata ed uscita di gas dei sistemi dovrebbero venir protette da tappi, cappucci appositi involucri antipolvere o buste di nylon. Prima di caricare una bombola bisognerebbe far fuoriuscire una piccola quantità di gas residuo che espella qualsiasi particella di polvere o umidità fosse presente nell'orifizio della rubinetteria. L'ambiente in cui l'equipaggiamento viene utilizzato o riposto dovrebbe essere ragionevolmente pulito e libero da materiali che potrebbero essere pericolosi se esposti all'ossigeno, quali grassi o carburanti. Queste precauzioni diminuiscono sia il rischio di contaminazione del sistema che la frequenza e la difficoltà dei successivi procedimenti di pulizia. I sistemi devono inoltre essere dedicati esclusivamente all'impiego con ossigeno e con miscele ossigeno-compatibili. Se un erogatore o una bombola per ossigeno vengono impiegati con normale aria compressa da respirazione, minuscole quantità di olio del compressore si possono accumulare rendendo l'equipaggiamento non più compatibile per l'impiego con ossigeno. Bisognerebbe evitare di utilizzare sistemi alternativamente per ossigeno ed aria.Un periodico disassemblaggio, ispezione e ripulizia dell'equipaggiamento va considerato obbligatorio. La revisione annuale di bombole ed erogatori, che è uno standard nell'industria della subacquea, costituisce la migliore opportunità per ispezionare e ripulire bombole rubinetterie ed erogatori. Questa frequenza è con tutta probabilità sufficiente se le misure preventive descritte in precedenza vengono osservate. Molti subacquei tecnici preferiscono tuttavia ispezionare ed effettuare la pulizia del loro equipaggiamenti ogni sei o anche ogni tre mesi se l'equipaggiamento è utilizzato frequentemente. Ovviamente, l'equipaggiamento deve essere ispezionato e pulito anche ogni qualvolta ci sia ragione di credere che vi sia stata contaminazione. Le procedure necessarie alla manutenzione sono facilmente eseguibili; la prevenzione della contaminazione e probabilmente la più importante attività di manutenzione, in quanto diminuisce il rischio associato con l'utilizzo di ossigeno e la difficoltà del nuovo procedimento di pulizia quando questo verrà effettuato. L'ispezione periodica e la revisione dell'equipaggiamento da immersione sono già uno standard nella subacquea sportiva, e forniscono un'eccellente opportunità per la valutazione dello stato di pulizia delle componenti del sistema.

Un grasso O2 compatibile in commercio.

Dopo questa introduzione sulle tecniche di lavaggio vedremo nello specifico la bonifica di:

  • Bombole
  • Rubinetterie
  • Erogatori

mercoledì 21 novembre 2007

PULIZIA A OSSIGENO - Considerazioni sui prodotti

Nella parte introduttiva di questo "Know-how" abbiamo specificato di aver omesso delle parti del testo di riferimento, Mixed Gas Diving, e di averle volute inserire "fuori campo", in quanto:
  • Il manuale di riferimento ha visto la luce nel 1993, con una successiva revisione nel 1998 (coincidente con la prima edizione italiana) e due ristampe, senza aggiornamenti, nel 2002 e nel 2007. Le nozioni si basano dunque sulle conoscenze e sui prodotti disponibili nel '93, vale a dire circa 15 anni fa;
  • Per alcuni gradi di pulizia riteniamo imprescindibile affidarsi a personale specializzato, indi il puro scopo divulgativo e NON OPERATIVO delle pagine che seguono;
  • Molti dei prodotti indicati dalla fonte originale sono di difficile reperibilità per l'utente privato, POTENZIALMENTE MOLTO PERICOLOSI per l'utente inesperto e, infine, nel corso degli anni molti di questi prodotti sono stati posti fuori commercio o resi illegali nei paesi più sviluppati e a seguito di diversi Protocolli Internazionali, in quanto costituiscono gravi minacce per la salubrità degli ambienti e sono fortemente inquinanti o per nulla biodegradabili. Uno per tutti il Freon, rientrante tra i famigerati CFC, estremamente dannosi per l'ozono. (per maggiori info cfr. Wikipedia)

Dopo questa doverosa premessa riportiamo di seguito le parti "censurate":

"Il solvente utilizzato negli standard militari americani per il servizio a ossigeno è il triclorofluoroetano, conosciuto anche come R113 o Freon 113. Viene venduto in negozi di componentistica elettronica in formato di bombolette spray, con marchi di fabbrica quali DryKlean e FreonTF (oggi illegale n.d.a.). L'R113 è uno sgrassante di grande efficacia, è meno tossico di altri solventi presentati in questo capitolo (sic! ), ma presenta numerosi svantaggi. Se lo si rovesciasse in abbondanza all'interno di una zona confinata potrebbe essere pericoloso. E' un CFC e danneggia l'atmosfera. E' prevedibile che un aumento delle regolamentazioni governative in questo senso se vieti l'impiego entro pochi anni. una finale e fondamentale caratteristica dell'R113 è che se esposto a fiamma o ad elevato calore si decompone formando fosgene, un gas altamente tossico.

Un altro solvente è il tricloroetano 111, reperibile nei negozi di vernici e ferramenta (illegale dal 1996 n.d.a. ) sotto nomi quali Parks Carbotrichor o Cleaning Solvent. E' maggiormente tossico del Freon 113, ma non danneggia l'ozono e costa meno. I componenti puliti con questi solventi devono poi essere sottoposti a strofinatura o pulizia a ultrasuoni.

Altri solventi quali il Carbon-TetraCloride non dovrebbe proprio essere usato a causa della sua elevata tossicità.

I solventi per la pulizia appena discussi presentano ulteriori pericoli: hanno un effetto anestetico quando inalati ed è necessaria quindi adeguata ventilazione quando li si utilizza. Alcuni solventi infine possono estrarre sostanze chimiche dai prodotti con cui vengono a contatto, in particolare nelle materie plastiche o PVC"

Come potete vedere si trattava di prodotti non proprio raccomandabili!!! Ora, dal prossimo post, passeremo a nozioni un po' più operative!!


Know-how...PULIZIA A OSSIGENO - Introduzione


Da oggi dedichiamo qualche post alla pulizia per ossigeno e all'ossigenocompatibilità di materiali e attrezzature.
Per chiarirci subito le idee definiamo:
  • PULIZIA A OSSIGENO: grado di pulizia del sistema o del componente, o, più specificatamente si riferisce all'assenza di contaminanti (in particolar modo quelli che possono agire come fonte di iniezione o come combustibile: olii, grassi, vernici, impronte lasciate dalle dita, ruggine, residui di solventi, particelle di metallo). Le attrezzature subacquee così come vendute dalle ditte devono considerarsi NON PULITE AD OSSIGENO, se non sia diversamente specificato, e in tal caso sia indicato il grado di pulizia. In ogni caso è quasi sempre possibile renderle tali attraverso accurati sistemi di pulizia.
  • OSSIGENO COMPATIBILE: quei materiali che possono venire esposti all'ossigeno senza creare problemi. Ad esempio materiali come olii derivati da idrocarburi sono incompatibili in quanto generano un elevato pericolo di combustione. Altri si possono rivelare tali a causa dell'elevata velocità di decomposizione che presentano se esposti all'ossigeno (esempio i classici o-ring in nitrile (buna-N) che deperiscono molto velocemente in ambienti di ossigeno).
  • SERVIZIO A OSSIGENO: la possibilità di un componente o di un sistema di poter essere utilizzato in ambienti contenenti ossigeno. Implica contemporaneamente pulizia e compatibilità.

Le indicazioni che seguono si basano su quanto scritto in "Mixed Gas Diving" di Bret Gilliam et al., ristampa 2002.

Alcune avvertenze prima di cominciare:

  1. Sono state volontariamente omesse informazioni contenute nel testo originale relative a prodotti e solventi per la pulizia, in quanto ritenute da noi potenzialmente pericolose per la persona ed in alcuni casi in quanto trattasi di prodotti fuori legge per la loro elevata capacità di contaminazione/danneggiamento dell'ambiente. Ne daremo comunque indicazione separata, con i dovuti commenti.
  2. Questo manuale deve essere considerato un ausilio tecnico integrativo per i subacquei esperti. Non vuole essere per tanto un testo esaustivo sulla miscelazione dei gas, sulla progettazione dei sistemi o sulle procedure di pulizia per ossigeno. Prima di applicare le informazioni qui presentate, è indispensabile acquisire la necessaria preparazione e rivolgersi ad esperti e consulenti qualificati. Per quanto riguarda la compatibilità dei prodotti ed il loro utilizzo per Nitrox, Trimix ed ossigeno ad alta pressione, si prega di seguire le istruzioni dell'azienda costruttrice delle apparecchiature. Gli istituti cui si fa riferimento nel testo modificano le raccomandazioni relative all'aria arricchita di ossigeno, man mano che si rendono disponibili nuove informazioni a seguito dei continui test ed esperimenti, e le procedure che comportano l'uso di detergenti e soluzioni chimiche sono aggiornate di conseguenza. Occorre, quindi, mantenersi aggiornati, consultando le pubblicazioni più recenti per sapere quando si rendono disponibili nuove informazioni e poterle applicare alla metodologia usata. Il trattamento e l'uso improprio di questi prodotti può comportare notevoli rischi ed avere conseguenze fatali.

lunedì 19 novembre 2007

Jim Bowden e Zacaton... quando l'uomo sfida la natura.

Vista aerea di Zacaton




Zacaton è il più profondo di cinque ceynotes situati all'interno del El Rancho Asufrosa, un esteso ranch nel Messico nord-orientale. Fu "scoperto" nel corso di un giro di ricognizione compiuto al termine di due settimane di esplorazione e di rilievo nel Nacimiento Santa Clara, un sistema di grotte sito ai piedi dell'Al Abra, nei pressi del Nacimiento Mante. I ceynotes si rivelavano essere molto particolari. Sono allineati grosso modo da est verso ovest in un raggio di circa 3 km. Le loro acque hanno un odore sulfureo piuttosto marcato. In uno, nominato Poza Asufrosa, lo zolfo precipita dalle pareti circostanti per poi galleggiare sulla superficie, dando forma ad una sorta di zattere. Le acque portano via il colore ossidan­do tutti i metalli e sono sorprendentemente calde: 34 gradi nel Poza La Pilita, 31 gradi Zacaton, 30 gradi il Poza Caracol, 31 nel Poza Asufrosa, ed i più confortevoli 28 gradi nell'enorme Poza Verde, una specie di oasi. La squadra diede inizio alla ricerca di passaggi di collegamento con gli altri ceynotes situati verso est e verso ovest, ma durante la prima fase dell'esplorazione non veniva trovato nessun pas­saggio Il 2 maggio 1990, Jim Bowden e Gary Walton entravano nel Nacimiento lungo il confine occi­dentale del ranch. i subacquei individuavano una piccola grotta, ed iniziavano a percorrerla in dire­zione nord est. Gary che era davanti, notava un bagliore di luce color verde bottiglia. Coprendo la sua torcia con una mano, ebbe conferma che si trattava di una fonte di luce naturale; questo semplicemente significava che erano riusciti ad effettuare una connessione con la superfi­cie. Trionfanti, i subacquei emergevano all'interno di Zacaton ad una profondità di 7 m e raggiungevano la superficie del bellissimo ceynote che deve il suo nome alle caratteristiche formazioni di un'erba alta, el zacate, che galleggiano sulla sua superficie.. I membri del "Proyecto" riprendevano l'esplorazione dei cinque ceynotes all'interno del ranch, nell'aprile 1993, questa volta completamente attrezzati per effettuare immersioni a miscele di gas, che avrebbero permesso di esplorare con maggiore sicurezza le parti più profonde. Sheck Exley si univa alla squadra per una settimana, ed insieme a Bowden effettuava una serie di immersioni alle profondità precedentemente ine­splorate. La Pilita rivelava, ad oltre 108 metri di profondità, un passaggio che proseguiva in direzione sud-ovest. Era Zacaton, tuttavia, a riservare le più grosse sorprese. Durante immersioni ad aria, a 78 m Bowden ed a 123 m Exley, non erano in grado di vede­re il fondo. Era quindi certo che la profondità di 75 metri, della precedente scandagliatura, era assoluta­mente sbagliata! I subacquei si erano immersi al di sotto dello sperone sul quale si era fermata la sagola da scandagliatura per cercare l'elusivo fondo di Zacaton, ma il fondo non era neanche in vista. Il gior­no dopo, Bowden, Exley e Kristovich ritornavano a Zacaton per tentare una scandagliatura più accurata. La sagola continuava a srotolarsi dal rocchello, supe­rava i 150 m, superava i 240 m, superava i 300 metri! Lo scandaglio finalmente si arrestava dopo aver misu­rato circa 327 m.
La cima venne assicurata alla parete settentrionale del ceynote ed i subacquei completavano pianificazione e preparativi per effettuare un'immersione profonda a miscele il giorno successivo. Nell'aprile del 1993, Bowden si immergeva a 152 m di profondità, ed Exley a 218 m.. Verso la fine della settimana di immersioni, Exley e Bowden decisero che sarebbero ritornati insieme a Zacaton e, come Hillary e Norkay sull'Everest, di perseguire l'esplorazione di questo vero e proprio Everest capovolto. Il sito apparentemente perfetto per un'immersione a circuito aperto a 300 metri ed oltre era finalmente stato trovato. Era caldo, non c'era nessuna corrente percettibile, i nativi erano amichevoli, e l'accesso al sistema non era complicato. Fu quindi dichiarato l'obbiettivo: entro la fine dell'an­no solare, Bowden ed Exley avrebbero fatto un'immer­sione per raggiungere il fondo di Zacaton.
Il tentativo dei 303 m era programmato per il 25 dicembre ma l'intera squadra, di comune accordo, ritenne che le condizioni determinate dalle precipita­zioni eccezionalmente abbondanti di quell'inizio di Dicembre, non fossero favorevoli ad una tale impresa La corrente nel Pasaje de Tortuga Muerte era sempli­cemente feroce, ed imponeva un'affatto desiderabile immersione faticosa prima di ogni tentativo in profon­dità. Era infatti necessario attraversare i quasi 180 metri di passaggio lineare della grotta, prima di qualsiasi immersione in Zacaton, rendendo in pratica immersioni ripetitive queste immersioni profonde. Per la sicurezza dei subacquei, l'immersione fu rimandata all'aprile del 1994.
Nell'aprile 1994 i membri del Proyecto, tra cui Sheck Exley e Mary Ellen Eckhoff, si radunavano sul terreno del Rancho Asufrosa. Erano necessari due giorni per la sistemazione delle bombole da decompressione occorrenti alle specifiche profondità all'interno di Zacaton e nel El Nacimiento. L'immersione sarebbe stata effettuata su cime di discesa separate, condizio­ne che entrambi i subacquei approvarono, così da evi­tare il contatto e potenziali interferenze durante la rapida discesa programmata. Entrambi i tentativi sarebbero stati, per necessità, in solitaria. Exley avrebbe utilizzato Heliair 6 come miscela di fondo, Bowden, Heliair 6.4.
Le loro tabelle erano simili, ed entrambe elaborate dal software Dr. X. Entrambi i subacquei portavano comunque un assortimento di tabelle, dato che l'esatto tempo di discesa (tempo di fondo) e la profondità mas­sima dell'immersione non erano conosciuti. Sia Bowden che Exley effettuavano varie immersioni profonde di acclimatazione ad aria per prepararsi al tentativo dei 303 m. La mattina presto del 6 aprile 1994 tutto sembrava essere pronto, ed i due subac­quei con la loro squadra di supporto si radunavano sul pendio sovrastante El Nacimiento. Bowden ed Exley si vestirono, nuotarono insieme attraverso "El Pasaje" ed all'interno di Zacaton. L'umore prima del­l'immersione era positivo ed ottimista. Gli uomini ini­ziarono la loro discesa alle 9:50 circa, ora locale. Bowden raggiunse i 280 m ed avrebbe trascorso all'incirca nove ore in decompressione.
Exley, per motivi che probabilmente non conosceremo mai, non ritornò dalla sua immersione. Aveva raggiunto una profondità massima di 274 m.. Jim Bowden fornisce il seguente resoconto dell'ultima giornata con Exley, mentre si stavano ultimando i pre­parativi per l'immersione dei 303 m.
"Tra Dicembre ed Aprile il tempo era trascorso rapidamente, tra i preparativi e l'organizzazione che occupavano tutti i giorni e gran parte delle notti. In questo periodo, oltre a tre immersioni al di sotto dei 150 m, ne avevo effettuate più di 30 a profondità superiori ai 90 metri. Alcune di queste ad aria per acclimatarmi ed aumentare la mia capacità di tolleranza alla narcosi. In molte di que­ste immersioni effettuavo esercizi di valutazione e di abilità in profondità, quali la soluzione di pro­blemi o compiti che mi venivano posti da un colle­ga in immersione a miscela, mentre io ero ad aria. Era essenziale che io mi trovassi a mio agio ad una narcosi equivalente alla profondità (END) di 100 m. La mia miscela di fondo, Heliair 6,4 (69.5 He, 24.1 N2, 6.4 O2) provocava una END di circa 90 m a 303 m. Raggiungere il fondo avrebbe richiesto questo ed altro. Feci un'immersione a 124 m ad aria, che costituiva un record di immer­sione ad aria in grotta, ma che fu presto oscurata da Sheck con la sua immersione a 127 m effettua­ta il 4 aprile, due giorni prima del nostro tentativo per il raggiungimento del fondo.
"Adesso era l'ora di pescare... oppure di togliere l'esca. Si completarono i preparativi finali e la prima squadra di supporto lasciava il campo per posizionare l'ossige­no per la decompressione e la mia maschera gran fac­ciale Dive Comm che avevo programmato di indossare a 6 m. Poco dopo partimmo tutti per la sorgente." La squadra presente il giorno dell'immersione era composta da Exley, Bowden, Mary Ellen Eckhoff (ex moglie di Exley), Karen Hohle (moglie di Bowden), Ann Kristovich e Marcos Gary. Tra i rappresentanti della stampa c'erano un giornalista ed un fotografo di "Sports Illustrated", un fotografo del "Destination Discovery", ed un'equipe televisiva di "Channel 7" di Tarapico. In attesa c'erano anche il proprietario del
terreno e la sua famiglia insieme a molti altri residenti del luogo.
Continua Bowden: "Sheck ed io ci siamo preparati ed abbiamo nuotato attraverso i 180 metri del Pasaje de Tortuga Muerte per poter accedere al nostro luogo di immersione. Riemergendo in Zacaton, abbiamo nuota­to lentamente verso le nostre cime di discesa. Abbiamo commentato la bellissima giornata e ci siamo augurati reciprocamente "in bocca al lupo ". Poi ci siamo sepa­rati, dirigendoci ognuno verso le sua cima di discesa. Il tempo trascorreva in silenzio mentre noi condiziona­vamo la respirazione, e ci concentravamo su ciò che ci aspettava.
"Dopo un po' mi sentii pronto, lanciai uno sguardo verso Sheck. Sembrava che sentisse il mio sguar­do. Fece cenno di sì con la testa. Mi immersi; ai 3 m esitai per un momento o poco più, poi mi lanciai in caduta libera. Avevo programmato di scendere a 30 m al minuto fino ai 90 m ad aria, poi con la stessa velocità fino ai 181 m ad Heliair (50 He, 39.5 N2, 10.5 O2), per poi passare alla miscela di fondo. Avevo programmato di rallentare la discesa a circa 230-240m, dove nell'immersione preceden­te avevo cominciato a notare sintomi di HPNS. Tutto andava secondo i piani. Appena passato il segnale dei 242 m, avvertii un leggero tremore. Riuscii ad intravedere la luce di Sheck in lonta­nanza. Fu l'ultima volta che lo vidi. "
A 272 m Bowden ebbe uno shock nel rendersi conto di avere consumato molto più gas del previsto. Nelle bombole con la miscela di fondo gli erano rimasti appena 70 bar. A quella profondità i suoi erogatori non avrebbero potuto fornire aria se la pressione fosse scesa a meno di 35 bar. Non era un problema da poco e Bowden non aveva tempo da perdere.
"Gonfiai il gav, riuscendo ad arrestare la discesa a 280 m. Passai alla bombola da 10 litri con miscela di fondo che montavo sotto il braccio destro, consumai quella e poi quella di riserva con la miscela da trasporto fino alla prima tappa di decompressione a 136 m. Quando arrivai lì, le avevo completamente esaurite entrambe. Non appena aprii la bombola per le decompressioni più profonde ebbi un'orrenda sorpresa: l'erogatore cominciò ad andare in violenta erogazione conti­nua. Mi sembrò che fosse passata un'eternità prima che riuscissi a richiuderlo. Ritornai a respi­rare dal bibombola che portavo sulla schiena per gestire il problema, ma non riuscii ad aggiustare l'erogatore. L'unica soluzione era quella di aprire e chiudere la rubinetteria ad ogni respiro. Avevo otto minuti di tappe tra i 106 ed i 90 m, dove era appe­sa la mia prossima bombola. "
Bowden riusciva comunque a raggiungere la bombola successiva, questa con erogatore funzionante, e da lì in poi a respirare più comodamente. Adesso il tema era la lunghissima decompressione, e la preoccupazio­ne per la tossicità dell'ossigeno e l'MDD. Passava all'a­ria ai 78 m e fino ai 39 m, poi a nitrox al 30% di ossi­geno. E' qui che si rende conto che qualcosa doveva essere andato storto ad Exley. "A 39 m ho cominciato a rilassarmi. Qui riuscivo a vedere chiaramente la cima adoperata da Sheck per la discesa. Tutte le sue bombole da fase erano ancora impacchettate ed inutilizzate. Il senso di angoscia nel cuore, fu soppresso dalla speranza che egli fosse sceso più profondo di me e che quin­di probabilmente fosse ancora sotto di me. " In superficie, la squadra di supporto sapeva già che Exley era nei guai. Ann Kristovich aveva osservato lo schema delle bolle di entrambi gli uomini nel corso della discesa. Le bolle di Bowden erano scomparse dopo due minuti, quelli di Exley un paio di secondi più tardi quando entrambi avevano raggiunto lo sperone dei 75 ni. Dopo circa 15 minuti era riapparsa solo una scia di bolle e lei non riusciva a capire se fossero quel­le di Bowden o di Exley. Kristovich scambiò un'occhia­ta con la moglie di Bowden, Karen Hohle. Poi, come previsto, si immerse per andare ad incontrare Bowden all'appuntamento fissato per i 47 minuti del profilo di immersione. Si sentì sollevata nel vederlo, ma venne percorsa da un brivido nel vedere le attrezzature da decompressione di Exley lì appese senza alcun segno di lui. La cupa consapevolezza della situazione avvolse i due subacquei.
Nel frattempo, Mary Ellen Eckhoff (una delle migliori speleo-subacquee al mondo ed ex moglie di Exley) osservava dall'alto della scarpata, ignara di ciò che era accaduto. Poi, raggiungendo Hohle sulla superficie si rese conto del problema. Preoccupata per la situazione ma non ancora disperata, afferrò una delle bombole da decompressione di riserva per portarla ad Exley, e scese giù ad incontrare Bowden e Kristovich. Ora i suoi peggiori timori stavano diventando realtà. Frettolosamente scarabocchiò su una lavagnetta: "sto andando a 75 m a cercare le bolle." Scese sullo spero­ne profondo ma di Sheck non c'era segno e nemmeno di bolle che salissero dal fondo.
Hohle nel frattempo aveva rapidamente indossato la sua attrezzatura ed era sceso a raggiungere la Eckhoff. "Incontrai Mary Ellen a circa 30 m mentre lei stava risalendo. Stava piangendo e la sua maschera era fuori posto. Voleva ritornare in superfìcie, ma io presi il suo profondimetro e vidi che segnava 84 m. La tenni ferma. Siamo rimaste giù per più di trenta minuti, per terminare la decompressione. Furono momenti di grande tri­stezza e solitudine. "
Giunto alla tappa dei 18 m venne infine comunicato a Bowden che Sheck era perso. Fu preso da una sensa­zione di crescente smarrimento per la perdita dell'ami­co, e descrive la rimanente parte di decompressione come un esercizio meccanico con quasi assenza di pensieri razionali. Dopo un totale di quasi dieci ore, riemergeva in superficie, riportando tuttavia sintoma­tologia di MDD alla spalla sinistra che veniva poi trat­tata sul posto con una ricompressione in acqua. Bowden adesso era il primo subacqueo ad avere supe­rato la barriera dei 270 m con attrezzatura auto-conte­nuta scuba. La sua profondità di 280 metri, superava il vecchio record di 266 metri di Exley. La ricerca del corpo di Exley non venne neanche presa in considerazione, dato che l'unico uomo capace di effettuare un tale recupero era proprio l'uomo che si trovava là sotto. Tre giorni dopo, mentre si raccoglieva­no le ultime parti di attrezzatura, venne ritrovato il corpo di Exley. Forse si era sollevato dalla parte profonda della grotta ed era rimasto impigliato sulla cima. Una delle sue bombole aveva ancora gas, ed il suo computer segnava 273 m, cosa che farebbe pensa­re che qualsiasi problema lui abbia avuto, questo non sarebbe comparso prima dei nove minuti di immersio­ne.
Le diagnosi più autorevoli attribuirebbero l'incidente alla HPNS (Sindrome Nervosa da Alta Pressione). Exley aveva già accusato un episodio di HPNS in Africa, con sintomatologia piuttosto seria che comprendeva spasmi muscolari incontrollabili e visione multipla. Si può supporre che il problema si sia manifestato nuova­mente ma con tremori ancora più violenti, che potreb­bero avere fatto insorgere una convulsione da ossige­no, o reso impossibile l'effettuare i necessari cambi di gas. La sua morte rimarrà un mistero ed una tragica perdita per l'intera comunità speleologica.
Bowden, ultimo compagno di immersione di Sheck, esprime i suoi pensieri: "Mi sento amareg­giato per le cattiverie e le futili speculazioni giunte da parte di "intenditori da poltrona". E sono invece toccato per tutti coloro che sembrano capire e che ingenuamente esprimono simpatia, senza l'esigen­za di cavare nulla dalla mia anima. Su Exley è stato scritto molto ed ancora più comparirà in futu­ro. Sono certo che alla fine egli rappresenterà per noi la storia, e verrà riconosciuto come il pioniere che veramente fu. "
"Incontrai Sheck per la prima volta in Messico nel 1988 in occasione del suo record mondiale di immersione a 236 m, a Mante. Giunsi alla sorgen­te mentre lui era ancora sottacqua nella grotta. Era da solo in quell'enorme sistema. Il suo staff di supporto composto di sole tre persone, Ned DeLoach, Sergio Zambrino, ed Angel Soto, stava attendendo il suo ritorno. In una disciplina ego-maniacale come la speleo-subacquea, dava un senso di freschezza il vedere un uomo che faceva fronte all'impossibile senza squilli di tromba ed entourage presidenziali come spesso accade con persone che tentano molto di meno. Sheck cercò la mia amicizia ed io cercai la sua per il medesimo motivo: eravamo entrambi dei solitari. Era l'unico esponente del gruppo speleo-subacqueo della Florida settentrionale che rispettava il mio lavoro. Lo stesso fece anche con altri esploratori di altre parti del mondo. Era enormemente interessato, umile e si adoperava per dare supporto a progetti dei quali la maggior parte di questi speleo-subac­quei "new age" non conosceva neanche l'esisten­za. Avevamo un comune legame, un'ossessione, una passione....il nostro amore per l'esplorazione. " "L'esplorazione era un'esigente dama che si era inserita sulla strada dei nostri rapporti con gli altri, e sapevo che avrebbe potuto causare enorme dolore a coloro che ci avrebbero amato. Potevamo trascorrere la maggior parte della nostra giornata su un progetto, senza neanche rivolgerci la parola. Le nostre personalità erano degli opposti perfetti. Egli era il più disciplinato uomo che avessi mai conosciuto, dotato di intelletto calmo e brillante. Dall'altra parte io ho 52 anni e ancora mi capita di trovarmi coinvolto in risse, a volte bevo troppo, ed insisto per avere la ragione. Nonostante queste diversità, andavamo perfettamente d'accordo. Karen ed Ann ci dissero che sembravamo dei ragazzini che hanno trovato il più grande tesoro sulla terra quando scoprimmo che Zacaton era un sistema con profondità di classe mondiale. Credo veramente che entrambi non fossimo mai stati più vivi che in quei momenti di lavoro in zona ancora vergine. "
" II Messico lo amava. Exley ne rispettava vera­mente la cultura e le tradizioni. Il ceto povero, rurale del Messico ha una straordinaria capacità nel riconoscere il coraggio, l'onestà e la sincerità. L'unica volta che ho permesso a me stesso di cedere all'emozione durante quelle giornate di desolazione e recupero, fu quando camminando sull'orlo di Zacaton vidi una semplice croce e dei fiori deposti lì dalla gente di El Nacimiento e di Higeron.
Sheck ha condotto la sua vita a testa alta, con pochi errori. Solamente la morte lo ha tradito, por­tandolo via di sorpresa. Il progetto Zacaton conti­nuerà. Non ci sono mai stati dei dubbi in merito. Tutti siamo stati d'accordo nel dire che sarebbe stato un insulto a Sheck se non l'avessimo portato avanti. Trovai questo sistema cinque anni fa, e sospesi l'esplorazione per poter ottenere l'adde­stramento tecnico ed il supporto che l'avrebbero resa possibile. Fu Sheck a darmi tutto ciò. Certo, egli mi mancherà tantissimo, ma d'altronde ci immergevamo sempre da soli. Forse ora sarà ancora più vicino a me. "
II Proyecto continuerà i suoi tentativi in Messico dopo una breve pausa dovuta alla stagione delle piogge. Bowden si sente sicuro, dopo aver raggiunto i 280 m, che un’immersione a 300 m è possibile, e perseguirà i suoi piani per il raggiungimento del fondo di Zacaton. Con l'utilizzo di Heliair, verrà ripreso anche il rilievo del passaggio profondo del Nacimiento Santa Clara. La squadra progetta anche di esplorare in modo conti­nuativo le magnifiche grotte profonde della Sierra Madre Orientai, aggredendo i sistemi del Rio Choy, Rio Frio, Rio Sabrinos, Nacimiento Mante, Nacimiento Huichihuayan e molti altri.



KNOW-HOW...Realizzare un imbrago per bombole laterali

Spesso nella subacquea anche le cose più elementari ed economiche vengono immesse nel mercato a prezzi assolutamente fuori misura, che fortunatamente hanno anche l'effetto collaterale di mettere in movimento menti nel loro piccolo "geniali" che con un po' di manualità, empirismo e pazienza, prima o poi ci regalano una soluzione economica, ma parimenti efficace all'oneroso originale.

Nello specifico caso di un imbrago per bombole da fase (tra l'altro per i più puritani, assolutamente compatibile con la configrazione DIR) qualcuno deve aver pensato che fosse poco producente regalare svariate decine di euro (solitamente più di 50) per un sistema composto di un pezzo di cima, una fascetta d'acciaio, un paio di moschettoni e poco altro..

ISTRUZIONI:



Materiale necessario:

  • 2 metri di cima di polyestere/Nylon da 5mm

  • 2 moschettoni Inox ad una luce ("boltsnap")

  • c.a. 30 cm di tubo di gomma (tipo quelli neri per la benzina o tubo da giardino) con diametro interno c.a. 8 mm

  • 1 fascetta stringitubo in acciaio Inox (solitamente per diametri del genere si trovano quelle al metro)

  • 1 pezzetto di camera d'aria (stretta, quelle delle bici da corsa)

  • 2 pezzi di camera d'aria da auto



  1. Fate passare la cima doppia attraverso il tubo (magari aiutandovi con una cima di diametro più piccolo che farete passare nel tubo e con la quale poi tirerete la cima da 5mm



  2. Attaccate il moschettone superiore con un nodo come quello indicato in foto. Per regolarvi sulla lunghezza, fate in modo che il moschettone si trovi prima della fine del collo della bombola. In tale posizione manterrà l bombola più aderente al vostro corpo





  3. Annodate l'altro capo della cima appena sotto la fine del tubo




  4. Per attaccare il moschettone inferiore teniamo circa 8-10 cm di gioco sulla cima in modo che la bombola stia leggermente staccata. Se per qualsiasi necessità avessimo bisogno di tenere la bombola più vicina a noi, basterà far passare il moschettone sotto la maniglia (v.foto)



  5. Fissate il moschettone con un nodo cme da toto (bocca di lupo)


  6. A questo punto fissiamo i due lembi di cima con un nodo inglese, o fisherman's knot. Cercate di fare il primo nodo (quello sul lembo evidenziato in giallo) più vicino possibile a quello con cui avete bloccato lo scorrimento del tubo). Ora fate il secondo vicino al primo. Stringete bene e, quando vi sembra che siano ok, tagliate l'eccesso di cima


  7. Ci siamo quasi....l'imbragatura è completa, ma bisogna fissarla alla bombola....

  1. Inserite il pezzo di camera d'aria da bicicletta nella fascetta inox, servirà per coprire la vite. Posizionate l'imbrago in modo che la fascetta vada a stringere esattamente tra i due nodi che avete creato per ultimi. Per i più precisi....potete anche isolare la fascetta dalla bombola frapponendo tra le due dell'altra camera d'aria o una fettucia di nylon, setemete possa verificarsi corrosione.

  2. Ora potete mettere anche i due pezzi di camera d'aria da auto, che vi serviranno come ritentori per le fruste, l'erogatore e il manometro
  3. ....e ricordate, la maniglia serve solo sott'acqua. Fuori trasportate la bombola prendendola per la rubinetteria, altrimenti, pian piano, i nodi e la cima si allenteranno

...a conti fatti dovremmo spendere tra i 10 e i 20 euro!!

>original quotes by Peter Steinhoff http://dir-diver.com

mercoledì 7 novembre 2007

L'Aria di Bach...

Riprese e montaggio: 2007 - Alberto Barotti - all rights reserved. Per qualsiasi utilizzo del video, al di fuori della semplice visione su questo blog, contattare l'autore