venerdì 21 dicembre 2007

Christmas Carol

Con questo video

PATAVIUM EXPLORERS TEAM

vi augura un

FELICE NATALE

ed un

PROSPERO ANNO NUOVO

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martedì 11 dicembre 2007

TOSSICITA' DELL'OSSIGENO

Argomento che si può definire abbastanza scottante, viste le notevoli implicazioni che questa caratteristica dell'ossigeno, ovvero di diventare tossico per l'organismo in determinate condizioni, si riflette in maniera imprescindibile sui limiti, in termini sia di profondità che di tempo, che dovremo dare alle nostre immersioni. E per quanto non ci si faccia molto caso, ritenendolo sempre un problema che può capitare "agli altri, ma non a me", in realtà è un problema che interessa obbligatoriamente tutti...non solo i tek divers o chi è solito fare imersioni impegnative che esulano dal ricreativo, ma riguarda anche i "rec divers" che scendono in NITROX.
Diventa a questo punto (oltre ovviamente a seguire corsi specifici) essenziale conoscere esattamente la composizione della miscela con cui ci immergeremo, per poterne stabilire e rispettare quindi i suoi limiti operativi.
L'argomento è sicuramente molto vasto e a tutt'oggi per certi versi ancora discussoc e quindi non pretendiamo qui di darne una trattazione esaustiva, ma solo alcuni punti di riferimento.
Iniziamo subito col dire che l'ossigeno in realtà non ha un limite di "profondità" a cui può essere utilizzato in sicurezza e oltre il quale può dar luogo a tossicità. Questo limite invece è in funzione della Pressione Parziale dell' Ossigeno (pPO2). Una volta conosciuto codesto limite potremo ricavare la profondità limite per ogni miscela, vedendo che questa può essere la più disparata, a seconda della frazione di O2 contenuta in essa.


Facciamo un esempio. Il limite di tosscità al Sistema Nervoso Centrale (vedi oltre) si può considerare fissato in 1,6 bar di pPO2, secondo i limiti NOAA di cui appresso.


Dato questo limite vediamo come....
  • l'Ossigeno puro (100% O2 nella miscela) diventa tossico a 6mt, dove avremo una pressione assoluta di 1,6 bar (1 di aria, 0.6 dell'acqua)


  • l'Aria (21% O2 e 79% N2) diventa tossica a 66mt (7,6ata)


  • l'EAN32 (32% O2 e 68% N2) diventa tossico a 40mt (5ata)


  • l'EAN36 (36% O2 e 64% N2) diventa tossico a 34mt (4.4ata)


Quindi come si può chiaramente intuire il limite è ampiamente variabile in funzione della miscela respirata, il che ci permette quindi di poter stabilire che esiste una Best Mix per una determinata immersione che mi permetta contemporaneamente di:

  • mantenermi entro i limiti di tossicità

  • massimizare la frazione di O2 in modo da ridurre l'N2 per l'mitare sia l'assorbimento di questo che la narcosi
TOSSICITA’ DELL’OSSIGENO

Ø O2 è il gas che permette la sopravvivenza delle cellule dell’organismo
Ø In ambiente normobarico la pressione parziale di tale gas nell’aria che respiriamo è pari a 0,21bar.
Ø Al di sotto di tale pressione si incorre nell’ipossia, problema veramente trascurabile per immersioni ricreative/avanzate.
Ø Problema di cui tener conto in immersioni tecniche in cui si utilizzino miscele ipossiche a 1ata
Ø Al di sopra di 0,21 bar si incorre, a partire da pressioni parziali di 1,6 bar nell’IPEROSSIA
Ø Problema riguardante immersioni profonde in aria o immersioni in nitrox

IPEROSSIA AL SNC (acuta)

Ø Si manifesta quando l’ossigeno viene respirato a pressioni parziali troppo elevate o per tempi di esposizione eccessivi (vedi tabella NOAA)
Ø Il cosiddetto “CNS clock” indicato dagli studi NOAA ci indica il tempo massimo di esposizione ad una data PO2 per evitare l’iperossia.
Ø Chi spinge oltre questi limiti si trova in una situazione di gravissimo rischio.
Ø COME?
Ø L’ossigeno entra nell’organismo tramite la respirazione.
Ø Nei polmoni viene raccolto dal sangue (emoglobina) e trasportato ai tessuti
Ø Nei tessuti l’emoglobina cede O2 e si lega a CO2
Ø Lo scambio avviene per differenza di pressioni parziali
Ø Nel caso di iperossia l’ossigeno si trova all’interno dell’organismo in quantità troppo elevate.
Ø Alterazione degli scambi nei tessuti.
Ø L’emoglobina cede ossigeno alle cellule, ma invece di legare anidride carbonica lega nuovamente ossigeno perché la pp di quest’ultimo è superiore alla ppCO2
Ø Parte dell’ossigeno alimenta le celle, altra parte entra in soluzione nel plasma sanguigno (legge di Henry*)
Ø Risultato anidride carbonica non espulsa
Ø QUINDI?
Ø Possiamo dire che in realtà si ha un avvelenamento per eccesso di anidride carbonica dovuto ad eccessiva quantità di ossigeno presente.
Ø
* Ogni volta che un gas entra in contatto con un liquido tende a entrare in soluzione nel liquido stesso. In continuazione molecole di gas entrano in soluzione nel liquido ed altre escono dalla soluzione.Questo finche la pp del gas che entra è pari a quella del gas che esce. Quando non ci sono più scambi si dice che il liquido è saturo. Henry dice che la quantità di gas che si scioglie nella soluzione è direttamente proporzionale alla pressione parziale del gas”

SEGNI/SINTOMI

Ø La sintomatologia non appare sempre, ovvero si possono avere crisi improvvise, senza preventivo sopraggiungere di sintomi
1. Brachicardia
2. Disturbi visivi
3. Disturbi acustici
4. Visione a tunnel
5. Vertigini
6. Nausea
7. Vomito
8. Contrazione dei muscoli facciali (paralisi)
9. Sincope
10. Convulsioni
Ø Possono essere confusi con sintomi di narcosi
Ø Generalmente l’insorgenza dei sintomi precede di pochissimo una crisi convulsiva, che spesso è l’unico sintomo. FATALE
Ø Non è grave in sé ma in acqua provoca morte indiretta per annegamento
Ø Unico rimedio PREVENZIONE
Ø L’insorgenza può essere accelerata da:
1. Eccesso di anidride carbonica
2. Freddo
3. Predisposizione individuale
4. Ripetute esposizioni*
Ø In caso di insorgenza di sintomi/crisi, portare il sub a profondità inferiore
Ø Uscita immediata dall’acqua
Ø Il soccorritore corre egli stesso il rischio di crisi

*al contrario di quello che succede con la narcosi, ovvero la capacità dell’organismo di adattarsi alla narcosi con ripetute immersioni profonde, la ripetuta esposizione ad elevate pressioni parziali di ossigeno per lunghi tempi provoca sensibilizzazione e quindi un possibile insorgere di crisi a pressioni anche inferiori a 1.6ata

IPEROSSIA POLMONARE (cronica)

Ø Non pertinente alla subacquea ricreativa/avanzata/tecnica
Ø Si ha in caso di lunghissime esposizioni a pressioni parziali di ossigeno anche non elevate, basta che siano >0,5 ata (es. lavori in saturazione, terapie ricompressive, remote possibilità anche per decompressioni molto prolungate)
Ø Sintomi: dispnea,tosse secca
Ø Sospendere la somministrazione di ossigeno a pressioni parziali superiori a 0,21 bar
Ø La sensibilità a tale sindrome aumenta proporzionalmente all’aumentare delle esposizioni.
Questo giusto per capire un attimo il meccanismo con cui si innesca la tossicità.

Quanto alla domanda da cui siamo partiti, concludiamo dicendo che la maggior parte degli studi in materia sono stati fatti dalla immancabile US Navi, dalla Royal Navy e dal NOAA.Da tali ricerche, del NOAA in particolare,si è giuti a stabilire 1,6 bar come il "limite di esposizione a pPO2 per immersioni lavorative". Il limite in realtà è DUPLICE, perchè oltre che dalla pPO2 si è limitati anche dal tempo di esposizione a tali pressioni, secondo la tabella NOAA seguente:



Come si vede chiaramente dalla tabella, a 1,6 bar di pPO2 il tempo di esposizione può essere di soli 45 minuti, trascorsi i quali è altamente probabile l'insorgenza di una crisi convulsiva.

D'altro canto NESSUNO POTRA' MAI GARANTIRVI CHE A 1,6 bar DI pPO2 FILI SEMPRE TUTTO LISCIO. TALE LIMITE E' DA CONSIDERARE FORTEMENTE SOGGETTIVO E PER QUESTO ANDREBBE EVITATO.

A ben vedere la maggior parte delle didattiche ricreative, nei loro corsi NITROX scindono il limite di esposizione all'ossigeno in due: un limite che potremmo definire operativo, che solitamente è fissato a 1,4 bar pPO2 ed un altro di emergenza che è appunto il fatidico 1,6. tabella alla mano vedrete subito che a 1,4 bar il limite "vola" a 150 minuti... di certo molto più sicuro per la maggiorparte dei sub che solitamente si accorgono della profondità a cui si trovano solo quando cozzano contro il fondo. E' quindi comprensibile che didattiche come PADI, SSI e altre pongano la barrirera operativa dei NITROX a 1,4 bar, dimodo che anche il subaqueo mediamente sbadato (e vi posso garantire che sono la maggioranza) sfori tale limite, si trovi comunque ancora all'interno di un certo margine di sicurezza.

D'altro canto didattiche tecniche "pure" (ossia fuori dal mercato del ricreativo) fissano il limite di utilizzo dell'ossigeno proprio a 1,6 bar. Tale scelta, se da alcuni non condivisibile, trovo si perfettamente comprensibile, vista la tipologia di immersioni (e di subacquei) a cui tali didattiche si rivolgono. Il subacqueo tecnico, ha (o dovrebbe avere, lo si spera per lui) la mentalità e la capacità di rispettare rigorosamente i limiti. Se l'immersione è pianificata a 60mt, poniamo caso, tale limite sarà invalicabile, nè saranno scusanti la profondità, la narcosi o il tesoro che si trovava soli 5 metri più sotto. Esiste un solo limite, ed è sempre contingente. Bene se veramente si ragiona con persone di tal fatta e realmente precise nell'eseguire le pianificazioni, allora è comprensibile poter "spingere" al limite sulla pPO2 per poterne spremere tutti i vantaggi in dermini di aumento dei tempi di fondo, ridotto assorbimento di N2 e quant'altro.

Un'ulteriore situazione di compromesso, intelligentemente dettata dalla differenza di situazioni fsiche in cui si trova il subacqueo è quella di limitare l'utilizzo di miscele a pPO2 1,6 bar solo nelle fasi di decompressione, in cui, appunto, il subacqueo è in condizioni quasi di riposo e può quindi sopportare più facilmentetali pressioni elevate, limitando invece la pPO2 a concentrazioni più basse nella parte di fondo, o comunque operativa dell'immersione.