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mercoledì 21 novembre 2007

Know-how...PULIZIA A OSSIGENO - Introduzione


Da oggi dedichiamo qualche post alla pulizia per ossigeno e all'ossigenocompatibilità di materiali e attrezzature.
Per chiarirci subito le idee definiamo:
  • PULIZIA A OSSIGENO: grado di pulizia del sistema o del componente, o, più specificatamente si riferisce all'assenza di contaminanti (in particolar modo quelli che possono agire come fonte di iniezione o come combustibile: olii, grassi, vernici, impronte lasciate dalle dita, ruggine, residui di solventi, particelle di metallo). Le attrezzature subacquee così come vendute dalle ditte devono considerarsi NON PULITE AD OSSIGENO, se non sia diversamente specificato, e in tal caso sia indicato il grado di pulizia. In ogni caso è quasi sempre possibile renderle tali attraverso accurati sistemi di pulizia.
  • OSSIGENO COMPATIBILE: quei materiali che possono venire esposti all'ossigeno senza creare problemi. Ad esempio materiali come olii derivati da idrocarburi sono incompatibili in quanto generano un elevato pericolo di combustione. Altri si possono rivelare tali a causa dell'elevata velocità di decomposizione che presentano se esposti all'ossigeno (esempio i classici o-ring in nitrile (buna-N) che deperiscono molto velocemente in ambienti di ossigeno).
  • SERVIZIO A OSSIGENO: la possibilità di un componente o di un sistema di poter essere utilizzato in ambienti contenenti ossigeno. Implica contemporaneamente pulizia e compatibilità.

Le indicazioni che seguono si basano su quanto scritto in "Mixed Gas Diving" di Bret Gilliam et al., ristampa 2002.

Alcune avvertenze prima di cominciare:

  1. Sono state volontariamente omesse informazioni contenute nel testo originale relative a prodotti e solventi per la pulizia, in quanto ritenute da noi potenzialmente pericolose per la persona ed in alcuni casi in quanto trattasi di prodotti fuori legge per la loro elevata capacità di contaminazione/danneggiamento dell'ambiente. Ne daremo comunque indicazione separata, con i dovuti commenti.
  2. Questo manuale deve essere considerato un ausilio tecnico integrativo per i subacquei esperti. Non vuole essere per tanto un testo esaustivo sulla miscelazione dei gas, sulla progettazione dei sistemi o sulle procedure di pulizia per ossigeno. Prima di applicare le informazioni qui presentate, è indispensabile acquisire la necessaria preparazione e rivolgersi ad esperti e consulenti qualificati. Per quanto riguarda la compatibilità dei prodotti ed il loro utilizzo per Nitrox, Trimix ed ossigeno ad alta pressione, si prega di seguire le istruzioni dell'azienda costruttrice delle apparecchiature. Gli istituti cui si fa riferimento nel testo modificano le raccomandazioni relative all'aria arricchita di ossigeno, man mano che si rendono disponibili nuove informazioni a seguito dei continui test ed esperimenti, e le procedure che comportano l'uso di detergenti e soluzioni chimiche sono aggiornate di conseguenza. Occorre, quindi, mantenersi aggiornati, consultando le pubblicazioni più recenti per sapere quando si rendono disponibili nuove informazioni e poterle applicare alla metodologia usata. Il trattamento e l'uso improprio di questi prodotti può comportare notevoli rischi ed avere conseguenze fatali.

lunedì 19 novembre 2007

Jim Bowden e Zacaton... quando l'uomo sfida la natura.

Vista aerea di Zacaton




Zacaton è il più profondo di cinque ceynotes situati all'interno del El Rancho Asufrosa, un esteso ranch nel Messico nord-orientale. Fu "scoperto" nel corso di un giro di ricognizione compiuto al termine di due settimane di esplorazione e di rilievo nel Nacimiento Santa Clara, un sistema di grotte sito ai piedi dell'Al Abra, nei pressi del Nacimiento Mante. I ceynotes si rivelavano essere molto particolari. Sono allineati grosso modo da est verso ovest in un raggio di circa 3 km. Le loro acque hanno un odore sulfureo piuttosto marcato. In uno, nominato Poza Asufrosa, lo zolfo precipita dalle pareti circostanti per poi galleggiare sulla superficie, dando forma ad una sorta di zattere. Le acque portano via il colore ossidan­do tutti i metalli e sono sorprendentemente calde: 34 gradi nel Poza La Pilita, 31 gradi Zacaton, 30 gradi il Poza Caracol, 31 nel Poza Asufrosa, ed i più confortevoli 28 gradi nell'enorme Poza Verde, una specie di oasi. La squadra diede inizio alla ricerca di passaggi di collegamento con gli altri ceynotes situati verso est e verso ovest, ma durante la prima fase dell'esplorazione non veniva trovato nessun pas­saggio Il 2 maggio 1990, Jim Bowden e Gary Walton entravano nel Nacimiento lungo il confine occi­dentale del ranch. i subacquei individuavano una piccola grotta, ed iniziavano a percorrerla in dire­zione nord est. Gary che era davanti, notava un bagliore di luce color verde bottiglia. Coprendo la sua torcia con una mano, ebbe conferma che si trattava di una fonte di luce naturale; questo semplicemente significava che erano riusciti ad effettuare una connessione con la superfi­cie. Trionfanti, i subacquei emergevano all'interno di Zacaton ad una profondità di 7 m e raggiungevano la superficie del bellissimo ceynote che deve il suo nome alle caratteristiche formazioni di un'erba alta, el zacate, che galleggiano sulla sua superficie.. I membri del "Proyecto" riprendevano l'esplorazione dei cinque ceynotes all'interno del ranch, nell'aprile 1993, questa volta completamente attrezzati per effettuare immersioni a miscele di gas, che avrebbero permesso di esplorare con maggiore sicurezza le parti più profonde. Sheck Exley si univa alla squadra per una settimana, ed insieme a Bowden effettuava una serie di immersioni alle profondità precedentemente ine­splorate. La Pilita rivelava, ad oltre 108 metri di profondità, un passaggio che proseguiva in direzione sud-ovest. Era Zacaton, tuttavia, a riservare le più grosse sorprese. Durante immersioni ad aria, a 78 m Bowden ed a 123 m Exley, non erano in grado di vede­re il fondo. Era quindi certo che la profondità di 75 metri, della precedente scandagliatura, era assoluta­mente sbagliata! I subacquei si erano immersi al di sotto dello sperone sul quale si era fermata la sagola da scandagliatura per cercare l'elusivo fondo di Zacaton, ma il fondo non era neanche in vista. Il gior­no dopo, Bowden, Exley e Kristovich ritornavano a Zacaton per tentare una scandagliatura più accurata. La sagola continuava a srotolarsi dal rocchello, supe­rava i 150 m, superava i 240 m, superava i 300 metri! Lo scandaglio finalmente si arrestava dopo aver misu­rato circa 327 m.
La cima venne assicurata alla parete settentrionale del ceynote ed i subacquei completavano pianificazione e preparativi per effettuare un'immersione profonda a miscele il giorno successivo. Nell'aprile del 1993, Bowden si immergeva a 152 m di profondità, ed Exley a 218 m.. Verso la fine della settimana di immersioni, Exley e Bowden decisero che sarebbero ritornati insieme a Zacaton e, come Hillary e Norkay sull'Everest, di perseguire l'esplorazione di questo vero e proprio Everest capovolto. Il sito apparentemente perfetto per un'immersione a circuito aperto a 300 metri ed oltre era finalmente stato trovato. Era caldo, non c'era nessuna corrente percettibile, i nativi erano amichevoli, e l'accesso al sistema non era complicato. Fu quindi dichiarato l'obbiettivo: entro la fine dell'an­no solare, Bowden ed Exley avrebbero fatto un'immer­sione per raggiungere il fondo di Zacaton.
Il tentativo dei 303 m era programmato per il 25 dicembre ma l'intera squadra, di comune accordo, ritenne che le condizioni determinate dalle precipita­zioni eccezionalmente abbondanti di quell'inizio di Dicembre, non fossero favorevoli ad una tale impresa La corrente nel Pasaje de Tortuga Muerte era sempli­cemente feroce, ed imponeva un'affatto desiderabile immersione faticosa prima di ogni tentativo in profon­dità. Era infatti necessario attraversare i quasi 180 metri di passaggio lineare della grotta, prima di qualsiasi immersione in Zacaton, rendendo in pratica immersioni ripetitive queste immersioni profonde. Per la sicurezza dei subacquei, l'immersione fu rimandata all'aprile del 1994.
Nell'aprile 1994 i membri del Proyecto, tra cui Sheck Exley e Mary Ellen Eckhoff, si radunavano sul terreno del Rancho Asufrosa. Erano necessari due giorni per la sistemazione delle bombole da decompressione occorrenti alle specifiche profondità all'interno di Zacaton e nel El Nacimiento. L'immersione sarebbe stata effettuata su cime di discesa separate, condizio­ne che entrambi i subacquei approvarono, così da evi­tare il contatto e potenziali interferenze durante la rapida discesa programmata. Entrambi i tentativi sarebbero stati, per necessità, in solitaria. Exley avrebbe utilizzato Heliair 6 come miscela di fondo, Bowden, Heliair 6.4.
Le loro tabelle erano simili, ed entrambe elaborate dal software Dr. X. Entrambi i subacquei portavano comunque un assortimento di tabelle, dato che l'esatto tempo di discesa (tempo di fondo) e la profondità mas­sima dell'immersione non erano conosciuti. Sia Bowden che Exley effettuavano varie immersioni profonde di acclimatazione ad aria per prepararsi al tentativo dei 303 m. La mattina presto del 6 aprile 1994 tutto sembrava essere pronto, ed i due subac­quei con la loro squadra di supporto si radunavano sul pendio sovrastante El Nacimiento. Bowden ed Exley si vestirono, nuotarono insieme attraverso "El Pasaje" ed all'interno di Zacaton. L'umore prima del­l'immersione era positivo ed ottimista. Gli uomini ini­ziarono la loro discesa alle 9:50 circa, ora locale. Bowden raggiunse i 280 m ed avrebbe trascorso all'incirca nove ore in decompressione.
Exley, per motivi che probabilmente non conosceremo mai, non ritornò dalla sua immersione. Aveva raggiunto una profondità massima di 274 m.. Jim Bowden fornisce il seguente resoconto dell'ultima giornata con Exley, mentre si stavano ultimando i pre­parativi per l'immersione dei 303 m.
"Tra Dicembre ed Aprile il tempo era trascorso rapidamente, tra i preparativi e l'organizzazione che occupavano tutti i giorni e gran parte delle notti. In questo periodo, oltre a tre immersioni al di sotto dei 150 m, ne avevo effettuate più di 30 a profondità superiori ai 90 metri. Alcune di queste ad aria per acclimatarmi ed aumentare la mia capacità di tolleranza alla narcosi. In molte di que­ste immersioni effettuavo esercizi di valutazione e di abilità in profondità, quali la soluzione di pro­blemi o compiti che mi venivano posti da un colle­ga in immersione a miscela, mentre io ero ad aria. Era essenziale che io mi trovassi a mio agio ad una narcosi equivalente alla profondità (END) di 100 m. La mia miscela di fondo, Heliair 6,4 (69.5 He, 24.1 N2, 6.4 O2) provocava una END di circa 90 m a 303 m. Raggiungere il fondo avrebbe richiesto questo ed altro. Feci un'immersione a 124 m ad aria, che costituiva un record di immer­sione ad aria in grotta, ma che fu presto oscurata da Sheck con la sua immersione a 127 m effettua­ta il 4 aprile, due giorni prima del nostro tentativo per il raggiungimento del fondo.
"Adesso era l'ora di pescare... oppure di togliere l'esca. Si completarono i preparativi finali e la prima squadra di supporto lasciava il campo per posizionare l'ossige­no per la decompressione e la mia maschera gran fac­ciale Dive Comm che avevo programmato di indossare a 6 m. Poco dopo partimmo tutti per la sorgente." La squadra presente il giorno dell'immersione era composta da Exley, Bowden, Mary Ellen Eckhoff (ex moglie di Exley), Karen Hohle (moglie di Bowden), Ann Kristovich e Marcos Gary. Tra i rappresentanti della stampa c'erano un giornalista ed un fotografo di "Sports Illustrated", un fotografo del "Destination Discovery", ed un'equipe televisiva di "Channel 7" di Tarapico. In attesa c'erano anche il proprietario del
terreno e la sua famiglia insieme a molti altri residenti del luogo.
Continua Bowden: "Sheck ed io ci siamo preparati ed abbiamo nuotato attraverso i 180 metri del Pasaje de Tortuga Muerte per poter accedere al nostro luogo di immersione. Riemergendo in Zacaton, abbiamo nuota­to lentamente verso le nostre cime di discesa. Abbiamo commentato la bellissima giornata e ci siamo augurati reciprocamente "in bocca al lupo ". Poi ci siamo sepa­rati, dirigendoci ognuno verso le sua cima di discesa. Il tempo trascorreva in silenzio mentre noi condiziona­vamo la respirazione, e ci concentravamo su ciò che ci aspettava.
"Dopo un po' mi sentii pronto, lanciai uno sguardo verso Sheck. Sembrava che sentisse il mio sguar­do. Fece cenno di sì con la testa. Mi immersi; ai 3 m esitai per un momento o poco più, poi mi lanciai in caduta libera. Avevo programmato di scendere a 30 m al minuto fino ai 90 m ad aria, poi con la stessa velocità fino ai 181 m ad Heliair (50 He, 39.5 N2, 10.5 O2), per poi passare alla miscela di fondo. Avevo programmato di rallentare la discesa a circa 230-240m, dove nell'immersione preceden­te avevo cominciato a notare sintomi di HPNS. Tutto andava secondo i piani. Appena passato il segnale dei 242 m, avvertii un leggero tremore. Riuscii ad intravedere la luce di Sheck in lonta­nanza. Fu l'ultima volta che lo vidi. "
A 272 m Bowden ebbe uno shock nel rendersi conto di avere consumato molto più gas del previsto. Nelle bombole con la miscela di fondo gli erano rimasti appena 70 bar. A quella profondità i suoi erogatori non avrebbero potuto fornire aria se la pressione fosse scesa a meno di 35 bar. Non era un problema da poco e Bowden non aveva tempo da perdere.
"Gonfiai il gav, riuscendo ad arrestare la discesa a 280 m. Passai alla bombola da 10 litri con miscela di fondo che montavo sotto il braccio destro, consumai quella e poi quella di riserva con la miscela da trasporto fino alla prima tappa di decompressione a 136 m. Quando arrivai lì, le avevo completamente esaurite entrambe. Non appena aprii la bombola per le decompressioni più profonde ebbi un'orrenda sorpresa: l'erogatore cominciò ad andare in violenta erogazione conti­nua. Mi sembrò che fosse passata un'eternità prima che riuscissi a richiuderlo. Ritornai a respi­rare dal bibombola che portavo sulla schiena per gestire il problema, ma non riuscii ad aggiustare l'erogatore. L'unica soluzione era quella di aprire e chiudere la rubinetteria ad ogni respiro. Avevo otto minuti di tappe tra i 106 ed i 90 m, dove era appe­sa la mia prossima bombola. "
Bowden riusciva comunque a raggiungere la bombola successiva, questa con erogatore funzionante, e da lì in poi a respirare più comodamente. Adesso il tema era la lunghissima decompressione, e la preoccupazio­ne per la tossicità dell'ossigeno e l'MDD. Passava all'a­ria ai 78 m e fino ai 39 m, poi a nitrox al 30% di ossi­geno. E' qui che si rende conto che qualcosa doveva essere andato storto ad Exley. "A 39 m ho cominciato a rilassarmi. Qui riuscivo a vedere chiaramente la cima adoperata da Sheck per la discesa. Tutte le sue bombole da fase erano ancora impacchettate ed inutilizzate. Il senso di angoscia nel cuore, fu soppresso dalla speranza che egli fosse sceso più profondo di me e che quin­di probabilmente fosse ancora sotto di me. " In superficie, la squadra di supporto sapeva già che Exley era nei guai. Ann Kristovich aveva osservato lo schema delle bolle di entrambi gli uomini nel corso della discesa. Le bolle di Bowden erano scomparse dopo due minuti, quelli di Exley un paio di secondi più tardi quando entrambi avevano raggiunto lo sperone dei 75 ni. Dopo circa 15 minuti era riapparsa solo una scia di bolle e lei non riusciva a capire se fossero quel­le di Bowden o di Exley. Kristovich scambiò un'occhia­ta con la moglie di Bowden, Karen Hohle. Poi, come previsto, si immerse per andare ad incontrare Bowden all'appuntamento fissato per i 47 minuti del profilo di immersione. Si sentì sollevata nel vederlo, ma venne percorsa da un brivido nel vedere le attrezzature da decompressione di Exley lì appese senza alcun segno di lui. La cupa consapevolezza della situazione avvolse i due subacquei.
Nel frattempo, Mary Ellen Eckhoff (una delle migliori speleo-subacquee al mondo ed ex moglie di Exley) osservava dall'alto della scarpata, ignara di ciò che era accaduto. Poi, raggiungendo Hohle sulla superficie si rese conto del problema. Preoccupata per la situazione ma non ancora disperata, afferrò una delle bombole da decompressione di riserva per portarla ad Exley, e scese giù ad incontrare Bowden e Kristovich. Ora i suoi peggiori timori stavano diventando realtà. Frettolosamente scarabocchiò su una lavagnetta: "sto andando a 75 m a cercare le bolle." Scese sullo spero­ne profondo ma di Sheck non c'era segno e nemmeno di bolle che salissero dal fondo.
Hohle nel frattempo aveva rapidamente indossato la sua attrezzatura ed era sceso a raggiungere la Eckhoff. "Incontrai Mary Ellen a circa 30 m mentre lei stava risalendo. Stava piangendo e la sua maschera era fuori posto. Voleva ritornare in superfìcie, ma io presi il suo profondimetro e vidi che segnava 84 m. La tenni ferma. Siamo rimaste giù per più di trenta minuti, per terminare la decompressione. Furono momenti di grande tri­stezza e solitudine. "
Giunto alla tappa dei 18 m venne infine comunicato a Bowden che Sheck era perso. Fu preso da una sensa­zione di crescente smarrimento per la perdita dell'ami­co, e descrive la rimanente parte di decompressione come un esercizio meccanico con quasi assenza di pensieri razionali. Dopo un totale di quasi dieci ore, riemergeva in superficie, riportando tuttavia sintoma­tologia di MDD alla spalla sinistra che veniva poi trat­tata sul posto con una ricompressione in acqua. Bowden adesso era il primo subacqueo ad avere supe­rato la barriera dei 270 m con attrezzatura auto-conte­nuta scuba. La sua profondità di 280 metri, superava il vecchio record di 266 metri di Exley. La ricerca del corpo di Exley non venne neanche presa in considerazione, dato che l'unico uomo capace di effettuare un tale recupero era proprio l'uomo che si trovava là sotto. Tre giorni dopo, mentre si raccoglieva­no le ultime parti di attrezzatura, venne ritrovato il corpo di Exley. Forse si era sollevato dalla parte profonda della grotta ed era rimasto impigliato sulla cima. Una delle sue bombole aveva ancora gas, ed il suo computer segnava 273 m, cosa che farebbe pensa­re che qualsiasi problema lui abbia avuto, questo non sarebbe comparso prima dei nove minuti di immersio­ne.
Le diagnosi più autorevoli attribuirebbero l'incidente alla HPNS (Sindrome Nervosa da Alta Pressione). Exley aveva già accusato un episodio di HPNS in Africa, con sintomatologia piuttosto seria che comprendeva spasmi muscolari incontrollabili e visione multipla. Si può supporre che il problema si sia manifestato nuova­mente ma con tremori ancora più violenti, che potreb­bero avere fatto insorgere una convulsione da ossige­no, o reso impossibile l'effettuare i necessari cambi di gas. La sua morte rimarrà un mistero ed una tragica perdita per l'intera comunità speleologica.
Bowden, ultimo compagno di immersione di Sheck, esprime i suoi pensieri: "Mi sento amareg­giato per le cattiverie e le futili speculazioni giunte da parte di "intenditori da poltrona". E sono invece toccato per tutti coloro che sembrano capire e che ingenuamente esprimono simpatia, senza l'esigen­za di cavare nulla dalla mia anima. Su Exley è stato scritto molto ed ancora più comparirà in futu­ro. Sono certo che alla fine egli rappresenterà per noi la storia, e verrà riconosciuto come il pioniere che veramente fu. "
"Incontrai Sheck per la prima volta in Messico nel 1988 in occasione del suo record mondiale di immersione a 236 m, a Mante. Giunsi alla sorgen­te mentre lui era ancora sottacqua nella grotta. Era da solo in quell'enorme sistema. Il suo staff di supporto composto di sole tre persone, Ned DeLoach, Sergio Zambrino, ed Angel Soto, stava attendendo il suo ritorno. In una disciplina ego-maniacale come la speleo-subacquea, dava un senso di freschezza il vedere un uomo che faceva fronte all'impossibile senza squilli di tromba ed entourage presidenziali come spesso accade con persone che tentano molto di meno. Sheck cercò la mia amicizia ed io cercai la sua per il medesimo motivo: eravamo entrambi dei solitari. Era l'unico esponente del gruppo speleo-subacqueo della Florida settentrionale che rispettava il mio lavoro. Lo stesso fece anche con altri esploratori di altre parti del mondo. Era enormemente interessato, umile e si adoperava per dare supporto a progetti dei quali la maggior parte di questi speleo-subac­quei "new age" non conosceva neanche l'esisten­za. Avevamo un comune legame, un'ossessione, una passione....il nostro amore per l'esplorazione. " "L'esplorazione era un'esigente dama che si era inserita sulla strada dei nostri rapporti con gli altri, e sapevo che avrebbe potuto causare enorme dolore a coloro che ci avrebbero amato. Potevamo trascorrere la maggior parte della nostra giornata su un progetto, senza neanche rivolgerci la parola. Le nostre personalità erano degli opposti perfetti. Egli era il più disciplinato uomo che avessi mai conosciuto, dotato di intelletto calmo e brillante. Dall'altra parte io ho 52 anni e ancora mi capita di trovarmi coinvolto in risse, a volte bevo troppo, ed insisto per avere la ragione. Nonostante queste diversità, andavamo perfettamente d'accordo. Karen ed Ann ci dissero che sembravamo dei ragazzini che hanno trovato il più grande tesoro sulla terra quando scoprimmo che Zacaton era un sistema con profondità di classe mondiale. Credo veramente che entrambi non fossimo mai stati più vivi che in quei momenti di lavoro in zona ancora vergine. "
" II Messico lo amava. Exley ne rispettava vera­mente la cultura e le tradizioni. Il ceto povero, rurale del Messico ha una straordinaria capacità nel riconoscere il coraggio, l'onestà e la sincerità. L'unica volta che ho permesso a me stesso di cedere all'emozione durante quelle giornate di desolazione e recupero, fu quando camminando sull'orlo di Zacaton vidi una semplice croce e dei fiori deposti lì dalla gente di El Nacimiento e di Higeron.
Sheck ha condotto la sua vita a testa alta, con pochi errori. Solamente la morte lo ha tradito, por­tandolo via di sorpresa. Il progetto Zacaton conti­nuerà. Non ci sono mai stati dei dubbi in merito. Tutti siamo stati d'accordo nel dire che sarebbe stato un insulto a Sheck se non l'avessimo portato avanti. Trovai questo sistema cinque anni fa, e sospesi l'esplorazione per poter ottenere l'adde­stramento tecnico ed il supporto che l'avrebbero resa possibile. Fu Sheck a darmi tutto ciò. Certo, egli mi mancherà tantissimo, ma d'altronde ci immergevamo sempre da soli. Forse ora sarà ancora più vicino a me. "
II Proyecto continuerà i suoi tentativi in Messico dopo una breve pausa dovuta alla stagione delle piogge. Bowden si sente sicuro, dopo aver raggiunto i 280 m, che un’immersione a 300 m è possibile, e perseguirà i suoi piani per il raggiungimento del fondo di Zacaton. Con l'utilizzo di Heliair, verrà ripreso anche il rilievo del passaggio profondo del Nacimiento Santa Clara. La squadra progetta anche di esplorare in modo conti­nuativo le magnifiche grotte profonde della Sierra Madre Orientai, aggredendo i sistemi del Rio Choy, Rio Frio, Rio Sabrinos, Nacimiento Mante, Nacimiento Huichihuayan e molti altri.



martedì 16 ottobre 2007

Oggi parliamo di... NARCOSI DA INERTE

Impossibile anche per l'open water diver non averne mai sentito parlare, ma che cos'è, come insorge, progredisce e regredisce la narcosi?
Di seguito un breve schema che analizza in maniera sintetica le caratterisrtiche peculiari della narcosi, generalmente definita da inerte (nella maggior parte dei casi però si tratta di azoto), e vista sotto l'aspetto dell'immersione avanzata/tecnica.....

NARCOSI DA INERTE (azoto)

Ø Ogni gas inerte ha un suo potenziale narcotico. Nell’immersione avanzata interessa soprattutto l’azoto.
Ø ARIA: 20.9% OSSIGENO – 79% AZOTO (circa)
Ø L’azoto respirato ad elevate ppN2 ha effetto narcotico. Nelle immersioni profonde, per limitarne gli effetti può essere sostituito con altri inerti (es. elio).

Ø PERCHE’?

Ø Ipotesi Mayer-Overton: ogni gas inerte esercita un’azione depressiva sul SNC quando una sufficiente dose di esso si trova disciolta nelle cellule adipose del sistema nervoso.
Ø Teoria dell’iceberg: Il gas disciolto in un liquido causa un maggior ordine delle molecole del liquido (effetto iceberg).Le dimensioni dell’iceberg sono proporzionali alle proprietà anestetiche del gas. Gli iceberg si formano quindi anche nell’acqua delle componenti proteiche e lipoproteiche dei tessuti nervosi, costituendo degli ostacoli alla conduttività dei filamenti nervosi

Potenziali Narcotici Relativi
Elio (He)..........................4,26
Neon (Ne).......................3,58
Idrogeno (H2)................1,83
Azoto (N2)......................1,00
Argon (A).......................0,43
Kripton (Kr)..................0,14
Xenon (Xe)...............0,0039

Ø Si considera trascurabile a prof. Inferiori ai 24 mt.
Ø Sintomi gravi/gravissimi possono essere:
1. Senso di maggior sicurezza
2. Stato depressivo
3. Apprensione
4. Fobie
5. Minor tolleranza allo stress
6. Alterazione della coordinazione muscolare o delle capacità motorie
7. Confusione mentale
8. Riduzione delle capacità percettive e/o di giudizio
9. Diminuzione della capacità di reazione/risoluzione di problemi
10. Perdita della memoria a breve termine à amnesia
11. Disturbi visivi/visione a tunnel
12. Senso di incombente black out
13. Perdita di conoscenza
(elenco NON esaustivo)

Ø L’aggravarsi della sintomatologia ed il mancato riconoscimento del livello di narcosi da parte del subacqueo possono rapidamente portare allo shock narcotico (situazione in cui la caduta delle facoltà mentali è gravissima e repentina) con conseguente perdita di ogni capacità di reazione o risoluzione autonoma dei problemi da parte del sub.
Ø I sintomi di cui sopra sono definiti gravissimi o APERTI in quanto comportano l’insorgenza di ulteriori problemi, come ad esempio comportamenti sbagliati (es. il senso di maggior sicurezza può portare a “spingere” ulteriormente sulla profondità) ovvero portano a gravi conseguenze fisiche, talvolta fatali (in particolare se il soggetto è solo).

QUINDI?

Ø E’ necessaria una GESTIONE della narcosi di medio livello
Ø PREVENZIONE assoluta della narcosi di livello elevato
Ø Si può verosimilmente definire narcosi di medio livello quella sentita da un sub preparato ed in buone condizioni a profondità comprese fra i -50 e -60 mt.
Ø Mai sottovalutare il livello di narcosi di queste profondità; basti pensare che sono imposte come limite dai corpi militari, ovvero da persone con caratteristiche fisiche e psicologiche certamente migliori di quelle in cui si trova il subacqueo medio.
Ø Quindi il medio livello narcotico deve essere quantificato in maniera soggettiva, e corrisponderà ad una “zona di comfort” in cui il subacqueo:
1. è a conoscenza del grado di narcosi a cui è sottoposto;
2. lo riesce a controllare;
3. non è sottoposto ad eccessivo stress;
4. non ha una tale riduzione delle facoltà psicomotorie tale da compromettere una sua reazione in situazioni di emergenza.
Ø SUPERAMENTO del livello medio narcotico
Ø Si può considerare come segno di superamento di tale livello l’insorgenza di uno di sintomi (gravi) definiti sopra
Ø Necessità di rientrare al “medio livello”, risultato ottenibile generalmente (non sempre) risalendo a profondità inferiori
Ø La reazione deve essere decisa e aggressiva, può darsi che ci restino pochi istanti prima di un grave peggioramento
Ø SHOCK NARCOTICO è una situazione in cui la caduta delle facoltà mentali è gravissima e repentina.
Ø La prevenzione deve essere totale in quanto la situazione di shock è difficilmente rimediabile in maniera autonoma. E’ necessario l’intervento di un altro soggetto.

FATTORI PREDISPONENTI/SCATENANTI

Ø Aumento della pressione parziale dell’anidride carbonica (cattiva respirazione/sforzi eccessivi/affanno)
Ø Freddo (specie in caso di improvvise diminuzioni della temperatura dell’acqua)
Ø Alcool/farmaci possono avere effetti depressivi sui centri nervosi che si vanno a sommare a quelli provocati dall’azoto
Ø Condizioni fisiche scarse
Ø Velocità di discesa troppo rapida o incontrollata può portare ad un rapido peggioramento della narcosi fino a giungere allo shock
Ø Assenza di visibilità/mancanza di punti di riferimento provocano confusione mentale
Ø Stress dovuto ad altri fattori (fisico/psicologico)

CONTENIMENTO

Ø Concentrazione
Ø Necessità di rimanere sempre svegli e concentrati perché nel momento in cui si “molla”, ci si prende una “pausa” la narcosi può avere il sopravvento.
Ø Deve essere focalizzata sui parametri dell’immersione, non su fattori esterni.
Ø Il contenimento della narcosi non deve diventare ossessione in quanto questo porta a sottovalutare o dimenticare parametri, compiti e obiettivi dell’immersione, innalza il livello di stress