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martedì 11 dicembre 2007

TOSSICITA' DELL'OSSIGENO

Argomento che si può definire abbastanza scottante, viste le notevoli implicazioni che questa caratteristica dell'ossigeno, ovvero di diventare tossico per l'organismo in determinate condizioni, si riflette in maniera imprescindibile sui limiti, in termini sia di profondità che di tempo, che dovremo dare alle nostre immersioni. E per quanto non ci si faccia molto caso, ritenendolo sempre un problema che può capitare "agli altri, ma non a me", in realtà è un problema che interessa obbligatoriamente tutti...non solo i tek divers o chi è solito fare imersioni impegnative che esulano dal ricreativo, ma riguarda anche i "rec divers" che scendono in NITROX.
Diventa a questo punto (oltre ovviamente a seguire corsi specifici) essenziale conoscere esattamente la composizione della miscela con cui ci immergeremo, per poterne stabilire e rispettare quindi i suoi limiti operativi.
L'argomento è sicuramente molto vasto e a tutt'oggi per certi versi ancora discussoc e quindi non pretendiamo qui di darne una trattazione esaustiva, ma solo alcuni punti di riferimento.
Iniziamo subito col dire che l'ossigeno in realtà non ha un limite di "profondità" a cui può essere utilizzato in sicurezza e oltre il quale può dar luogo a tossicità. Questo limite invece è in funzione della Pressione Parziale dell' Ossigeno (pPO2). Una volta conosciuto codesto limite potremo ricavare la profondità limite per ogni miscela, vedendo che questa può essere la più disparata, a seconda della frazione di O2 contenuta in essa.


Facciamo un esempio. Il limite di tosscità al Sistema Nervoso Centrale (vedi oltre) si può considerare fissato in 1,6 bar di pPO2, secondo i limiti NOAA di cui appresso.


Dato questo limite vediamo come....
  • l'Ossigeno puro (100% O2 nella miscela) diventa tossico a 6mt, dove avremo una pressione assoluta di 1,6 bar (1 di aria, 0.6 dell'acqua)


  • l'Aria (21% O2 e 79% N2) diventa tossica a 66mt (7,6ata)


  • l'EAN32 (32% O2 e 68% N2) diventa tossico a 40mt (5ata)


  • l'EAN36 (36% O2 e 64% N2) diventa tossico a 34mt (4.4ata)


Quindi come si può chiaramente intuire il limite è ampiamente variabile in funzione della miscela respirata, il che ci permette quindi di poter stabilire che esiste una Best Mix per una determinata immersione che mi permetta contemporaneamente di:

  • mantenermi entro i limiti di tossicità

  • massimizare la frazione di O2 in modo da ridurre l'N2 per l'mitare sia l'assorbimento di questo che la narcosi
TOSSICITA’ DELL’OSSIGENO

Ø O2 è il gas che permette la sopravvivenza delle cellule dell’organismo
Ø In ambiente normobarico la pressione parziale di tale gas nell’aria che respiriamo è pari a 0,21bar.
Ø Al di sotto di tale pressione si incorre nell’ipossia, problema veramente trascurabile per immersioni ricreative/avanzate.
Ø Problema di cui tener conto in immersioni tecniche in cui si utilizzino miscele ipossiche a 1ata
Ø Al di sopra di 0,21 bar si incorre, a partire da pressioni parziali di 1,6 bar nell’IPEROSSIA
Ø Problema riguardante immersioni profonde in aria o immersioni in nitrox

IPEROSSIA AL SNC (acuta)

Ø Si manifesta quando l’ossigeno viene respirato a pressioni parziali troppo elevate o per tempi di esposizione eccessivi (vedi tabella NOAA)
Ø Il cosiddetto “CNS clock” indicato dagli studi NOAA ci indica il tempo massimo di esposizione ad una data PO2 per evitare l’iperossia.
Ø Chi spinge oltre questi limiti si trova in una situazione di gravissimo rischio.
Ø COME?
Ø L’ossigeno entra nell’organismo tramite la respirazione.
Ø Nei polmoni viene raccolto dal sangue (emoglobina) e trasportato ai tessuti
Ø Nei tessuti l’emoglobina cede O2 e si lega a CO2
Ø Lo scambio avviene per differenza di pressioni parziali
Ø Nel caso di iperossia l’ossigeno si trova all’interno dell’organismo in quantità troppo elevate.
Ø Alterazione degli scambi nei tessuti.
Ø L’emoglobina cede ossigeno alle cellule, ma invece di legare anidride carbonica lega nuovamente ossigeno perché la pp di quest’ultimo è superiore alla ppCO2
Ø Parte dell’ossigeno alimenta le celle, altra parte entra in soluzione nel plasma sanguigno (legge di Henry*)
Ø Risultato anidride carbonica non espulsa
Ø QUINDI?
Ø Possiamo dire che in realtà si ha un avvelenamento per eccesso di anidride carbonica dovuto ad eccessiva quantità di ossigeno presente.
Ø
* Ogni volta che un gas entra in contatto con un liquido tende a entrare in soluzione nel liquido stesso. In continuazione molecole di gas entrano in soluzione nel liquido ed altre escono dalla soluzione.Questo finche la pp del gas che entra è pari a quella del gas che esce. Quando non ci sono più scambi si dice che il liquido è saturo. Henry dice che la quantità di gas che si scioglie nella soluzione è direttamente proporzionale alla pressione parziale del gas”

SEGNI/SINTOMI

Ø La sintomatologia non appare sempre, ovvero si possono avere crisi improvvise, senza preventivo sopraggiungere di sintomi
1. Brachicardia
2. Disturbi visivi
3. Disturbi acustici
4. Visione a tunnel
5. Vertigini
6. Nausea
7. Vomito
8. Contrazione dei muscoli facciali (paralisi)
9. Sincope
10. Convulsioni
Ø Possono essere confusi con sintomi di narcosi
Ø Generalmente l’insorgenza dei sintomi precede di pochissimo una crisi convulsiva, che spesso è l’unico sintomo. FATALE
Ø Non è grave in sé ma in acqua provoca morte indiretta per annegamento
Ø Unico rimedio PREVENZIONE
Ø L’insorgenza può essere accelerata da:
1. Eccesso di anidride carbonica
2. Freddo
3. Predisposizione individuale
4. Ripetute esposizioni*
Ø In caso di insorgenza di sintomi/crisi, portare il sub a profondità inferiore
Ø Uscita immediata dall’acqua
Ø Il soccorritore corre egli stesso il rischio di crisi

*al contrario di quello che succede con la narcosi, ovvero la capacità dell’organismo di adattarsi alla narcosi con ripetute immersioni profonde, la ripetuta esposizione ad elevate pressioni parziali di ossigeno per lunghi tempi provoca sensibilizzazione e quindi un possibile insorgere di crisi a pressioni anche inferiori a 1.6ata

IPEROSSIA POLMONARE (cronica)

Ø Non pertinente alla subacquea ricreativa/avanzata/tecnica
Ø Si ha in caso di lunghissime esposizioni a pressioni parziali di ossigeno anche non elevate, basta che siano >0,5 ata (es. lavori in saturazione, terapie ricompressive, remote possibilità anche per decompressioni molto prolungate)
Ø Sintomi: dispnea,tosse secca
Ø Sospendere la somministrazione di ossigeno a pressioni parziali superiori a 0,21 bar
Ø La sensibilità a tale sindrome aumenta proporzionalmente all’aumentare delle esposizioni.
Questo giusto per capire un attimo il meccanismo con cui si innesca la tossicità.

Quanto alla domanda da cui siamo partiti, concludiamo dicendo che la maggior parte degli studi in materia sono stati fatti dalla immancabile US Navi, dalla Royal Navy e dal NOAA.Da tali ricerche, del NOAA in particolare,si è giuti a stabilire 1,6 bar come il "limite di esposizione a pPO2 per immersioni lavorative". Il limite in realtà è DUPLICE, perchè oltre che dalla pPO2 si è limitati anche dal tempo di esposizione a tali pressioni, secondo la tabella NOAA seguente:



Come si vede chiaramente dalla tabella, a 1,6 bar di pPO2 il tempo di esposizione può essere di soli 45 minuti, trascorsi i quali è altamente probabile l'insorgenza di una crisi convulsiva.

D'altro canto NESSUNO POTRA' MAI GARANTIRVI CHE A 1,6 bar DI pPO2 FILI SEMPRE TUTTO LISCIO. TALE LIMITE E' DA CONSIDERARE FORTEMENTE SOGGETTIVO E PER QUESTO ANDREBBE EVITATO.

A ben vedere la maggior parte delle didattiche ricreative, nei loro corsi NITROX scindono il limite di esposizione all'ossigeno in due: un limite che potremmo definire operativo, che solitamente è fissato a 1,4 bar pPO2 ed un altro di emergenza che è appunto il fatidico 1,6. tabella alla mano vedrete subito che a 1,4 bar il limite "vola" a 150 minuti... di certo molto più sicuro per la maggiorparte dei sub che solitamente si accorgono della profondità a cui si trovano solo quando cozzano contro il fondo. E' quindi comprensibile che didattiche come PADI, SSI e altre pongano la barrirera operativa dei NITROX a 1,4 bar, dimodo che anche il subaqueo mediamente sbadato (e vi posso garantire che sono la maggioranza) sfori tale limite, si trovi comunque ancora all'interno di un certo margine di sicurezza.

D'altro canto didattiche tecniche "pure" (ossia fuori dal mercato del ricreativo) fissano il limite di utilizzo dell'ossigeno proprio a 1,6 bar. Tale scelta, se da alcuni non condivisibile, trovo si perfettamente comprensibile, vista la tipologia di immersioni (e di subacquei) a cui tali didattiche si rivolgono. Il subacqueo tecnico, ha (o dovrebbe avere, lo si spera per lui) la mentalità e la capacità di rispettare rigorosamente i limiti. Se l'immersione è pianificata a 60mt, poniamo caso, tale limite sarà invalicabile, nè saranno scusanti la profondità, la narcosi o il tesoro che si trovava soli 5 metri più sotto. Esiste un solo limite, ed è sempre contingente. Bene se veramente si ragiona con persone di tal fatta e realmente precise nell'eseguire le pianificazioni, allora è comprensibile poter "spingere" al limite sulla pPO2 per poterne spremere tutti i vantaggi in dermini di aumento dei tempi di fondo, ridotto assorbimento di N2 e quant'altro.

Un'ulteriore situazione di compromesso, intelligentemente dettata dalla differenza di situazioni fsiche in cui si trova il subacqueo è quella di limitare l'utilizzo di miscele a pPO2 1,6 bar solo nelle fasi di decompressione, in cui, appunto, il subacqueo è in condizioni quasi di riposo e può quindi sopportare più facilmentetali pressioni elevate, limitando invece la pPO2 a concentrazioni più basse nella parte di fondo, o comunque operativa dell'immersione.

mercoledì 21 novembre 2007

PULIZIA A OSSIGENO - Considerazioni sui prodotti

Nella parte introduttiva di questo "Know-how" abbiamo specificato di aver omesso delle parti del testo di riferimento, Mixed Gas Diving, e di averle volute inserire "fuori campo", in quanto:
  • Il manuale di riferimento ha visto la luce nel 1993, con una successiva revisione nel 1998 (coincidente con la prima edizione italiana) e due ristampe, senza aggiornamenti, nel 2002 e nel 2007. Le nozioni si basano dunque sulle conoscenze e sui prodotti disponibili nel '93, vale a dire circa 15 anni fa;
  • Per alcuni gradi di pulizia riteniamo imprescindibile affidarsi a personale specializzato, indi il puro scopo divulgativo e NON OPERATIVO delle pagine che seguono;
  • Molti dei prodotti indicati dalla fonte originale sono di difficile reperibilità per l'utente privato, POTENZIALMENTE MOLTO PERICOLOSI per l'utente inesperto e, infine, nel corso degli anni molti di questi prodotti sono stati posti fuori commercio o resi illegali nei paesi più sviluppati e a seguito di diversi Protocolli Internazionali, in quanto costituiscono gravi minacce per la salubrità degli ambienti e sono fortemente inquinanti o per nulla biodegradabili. Uno per tutti il Freon, rientrante tra i famigerati CFC, estremamente dannosi per l'ozono. (per maggiori info cfr. Wikipedia)

Dopo questa doverosa premessa riportiamo di seguito le parti "censurate":

"Il solvente utilizzato negli standard militari americani per il servizio a ossigeno è il triclorofluoroetano, conosciuto anche come R113 o Freon 113. Viene venduto in negozi di componentistica elettronica in formato di bombolette spray, con marchi di fabbrica quali DryKlean e FreonTF (oggi illegale n.d.a.). L'R113 è uno sgrassante di grande efficacia, è meno tossico di altri solventi presentati in questo capitolo (sic! ), ma presenta numerosi svantaggi. Se lo si rovesciasse in abbondanza all'interno di una zona confinata potrebbe essere pericoloso. E' un CFC e danneggia l'atmosfera. E' prevedibile che un aumento delle regolamentazioni governative in questo senso se vieti l'impiego entro pochi anni. una finale e fondamentale caratteristica dell'R113 è che se esposto a fiamma o ad elevato calore si decompone formando fosgene, un gas altamente tossico.

Un altro solvente è il tricloroetano 111, reperibile nei negozi di vernici e ferramenta (illegale dal 1996 n.d.a. ) sotto nomi quali Parks Carbotrichor o Cleaning Solvent. E' maggiormente tossico del Freon 113, ma non danneggia l'ozono e costa meno. I componenti puliti con questi solventi devono poi essere sottoposti a strofinatura o pulizia a ultrasuoni.

Altri solventi quali il Carbon-TetraCloride non dovrebbe proprio essere usato a causa della sua elevata tossicità.

I solventi per la pulizia appena discussi presentano ulteriori pericoli: hanno un effetto anestetico quando inalati ed è necessaria quindi adeguata ventilazione quando li si utilizza. Alcuni solventi infine possono estrarre sostanze chimiche dai prodotti con cui vengono a contatto, in particolare nelle materie plastiche o PVC"

Come potete vedere si trattava di prodotti non proprio raccomandabili!!! Ora, dal prossimo post, passeremo a nozioni un po' più operative!!


lunedì 19 novembre 2007

KNOW-HOW...Realizzare un imbrago per bombole laterali

Spesso nella subacquea anche le cose più elementari ed economiche vengono immesse nel mercato a prezzi assolutamente fuori misura, che fortunatamente hanno anche l'effetto collaterale di mettere in movimento menti nel loro piccolo "geniali" che con un po' di manualità, empirismo e pazienza, prima o poi ci regalano una soluzione economica, ma parimenti efficace all'oneroso originale.

Nello specifico caso di un imbrago per bombole da fase (tra l'altro per i più puritani, assolutamente compatibile con la configrazione DIR) qualcuno deve aver pensato che fosse poco producente regalare svariate decine di euro (solitamente più di 50) per un sistema composto di un pezzo di cima, una fascetta d'acciaio, un paio di moschettoni e poco altro..

ISTRUZIONI:



Materiale necessario:

  • 2 metri di cima di polyestere/Nylon da 5mm

  • 2 moschettoni Inox ad una luce ("boltsnap")

  • c.a. 30 cm di tubo di gomma (tipo quelli neri per la benzina o tubo da giardino) con diametro interno c.a. 8 mm

  • 1 fascetta stringitubo in acciaio Inox (solitamente per diametri del genere si trovano quelle al metro)

  • 1 pezzetto di camera d'aria (stretta, quelle delle bici da corsa)

  • 2 pezzi di camera d'aria da auto



  1. Fate passare la cima doppia attraverso il tubo (magari aiutandovi con una cima di diametro più piccolo che farete passare nel tubo e con la quale poi tirerete la cima da 5mm



  2. Attaccate il moschettone superiore con un nodo come quello indicato in foto. Per regolarvi sulla lunghezza, fate in modo che il moschettone si trovi prima della fine del collo della bombola. In tale posizione manterrà l bombola più aderente al vostro corpo





  3. Annodate l'altro capo della cima appena sotto la fine del tubo




  4. Per attaccare il moschettone inferiore teniamo circa 8-10 cm di gioco sulla cima in modo che la bombola stia leggermente staccata. Se per qualsiasi necessità avessimo bisogno di tenere la bombola più vicina a noi, basterà far passare il moschettone sotto la maniglia (v.foto)



  5. Fissate il moschettone con un nodo cme da toto (bocca di lupo)


  6. A questo punto fissiamo i due lembi di cima con un nodo inglese, o fisherman's knot. Cercate di fare il primo nodo (quello sul lembo evidenziato in giallo) più vicino possibile a quello con cui avete bloccato lo scorrimento del tubo). Ora fate il secondo vicino al primo. Stringete bene e, quando vi sembra che siano ok, tagliate l'eccesso di cima


  7. Ci siamo quasi....l'imbragatura è completa, ma bisogna fissarla alla bombola....

  1. Inserite il pezzo di camera d'aria da bicicletta nella fascetta inox, servirà per coprire la vite. Posizionate l'imbrago in modo che la fascetta vada a stringere esattamente tra i due nodi che avete creato per ultimi. Per i più precisi....potete anche isolare la fascetta dalla bombola frapponendo tra le due dell'altra camera d'aria o una fettucia di nylon, setemete possa verificarsi corrosione.

  2. Ora potete mettere anche i due pezzi di camera d'aria da auto, che vi serviranno come ritentori per le fruste, l'erogatore e il manometro
  3. ....e ricordate, la maniglia serve solo sott'acqua. Fuori trasportate la bombola prendendola per la rubinetteria, altrimenti, pian piano, i nodi e la cima si allenteranno

...a conti fatti dovremmo spendere tra i 10 e i 20 euro!!

>original quotes by Peter Steinhoff http://dir-diver.com