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martedì 11 dicembre 2007

TOSSICITA' DELL'OSSIGENO

Argomento che si può definire abbastanza scottante, viste le notevoli implicazioni che questa caratteristica dell'ossigeno, ovvero di diventare tossico per l'organismo in determinate condizioni, si riflette in maniera imprescindibile sui limiti, in termini sia di profondità che di tempo, che dovremo dare alle nostre immersioni. E per quanto non ci si faccia molto caso, ritenendolo sempre un problema che può capitare "agli altri, ma non a me", in realtà è un problema che interessa obbligatoriamente tutti...non solo i tek divers o chi è solito fare imersioni impegnative che esulano dal ricreativo, ma riguarda anche i "rec divers" che scendono in NITROX.
Diventa a questo punto (oltre ovviamente a seguire corsi specifici) essenziale conoscere esattamente la composizione della miscela con cui ci immergeremo, per poterne stabilire e rispettare quindi i suoi limiti operativi.
L'argomento è sicuramente molto vasto e a tutt'oggi per certi versi ancora discussoc e quindi non pretendiamo qui di darne una trattazione esaustiva, ma solo alcuni punti di riferimento.
Iniziamo subito col dire che l'ossigeno in realtà non ha un limite di "profondità" a cui può essere utilizzato in sicurezza e oltre il quale può dar luogo a tossicità. Questo limite invece è in funzione della Pressione Parziale dell' Ossigeno (pPO2). Una volta conosciuto codesto limite potremo ricavare la profondità limite per ogni miscela, vedendo che questa può essere la più disparata, a seconda della frazione di O2 contenuta in essa.


Facciamo un esempio. Il limite di tosscità al Sistema Nervoso Centrale (vedi oltre) si può considerare fissato in 1,6 bar di pPO2, secondo i limiti NOAA di cui appresso.


Dato questo limite vediamo come....
  • l'Ossigeno puro (100% O2 nella miscela) diventa tossico a 6mt, dove avremo una pressione assoluta di 1,6 bar (1 di aria, 0.6 dell'acqua)


  • l'Aria (21% O2 e 79% N2) diventa tossica a 66mt (7,6ata)


  • l'EAN32 (32% O2 e 68% N2) diventa tossico a 40mt (5ata)


  • l'EAN36 (36% O2 e 64% N2) diventa tossico a 34mt (4.4ata)


Quindi come si può chiaramente intuire il limite è ampiamente variabile in funzione della miscela respirata, il che ci permette quindi di poter stabilire che esiste una Best Mix per una determinata immersione che mi permetta contemporaneamente di:

  • mantenermi entro i limiti di tossicità

  • massimizare la frazione di O2 in modo da ridurre l'N2 per l'mitare sia l'assorbimento di questo che la narcosi
TOSSICITA’ DELL’OSSIGENO

Ø O2 è il gas che permette la sopravvivenza delle cellule dell’organismo
Ø In ambiente normobarico la pressione parziale di tale gas nell’aria che respiriamo è pari a 0,21bar.
Ø Al di sotto di tale pressione si incorre nell’ipossia, problema veramente trascurabile per immersioni ricreative/avanzate.
Ø Problema di cui tener conto in immersioni tecniche in cui si utilizzino miscele ipossiche a 1ata
Ø Al di sopra di 0,21 bar si incorre, a partire da pressioni parziali di 1,6 bar nell’IPEROSSIA
Ø Problema riguardante immersioni profonde in aria o immersioni in nitrox

IPEROSSIA AL SNC (acuta)

Ø Si manifesta quando l’ossigeno viene respirato a pressioni parziali troppo elevate o per tempi di esposizione eccessivi (vedi tabella NOAA)
Ø Il cosiddetto “CNS clock” indicato dagli studi NOAA ci indica il tempo massimo di esposizione ad una data PO2 per evitare l’iperossia.
Ø Chi spinge oltre questi limiti si trova in una situazione di gravissimo rischio.
Ø COME?
Ø L’ossigeno entra nell’organismo tramite la respirazione.
Ø Nei polmoni viene raccolto dal sangue (emoglobina) e trasportato ai tessuti
Ø Nei tessuti l’emoglobina cede O2 e si lega a CO2
Ø Lo scambio avviene per differenza di pressioni parziali
Ø Nel caso di iperossia l’ossigeno si trova all’interno dell’organismo in quantità troppo elevate.
Ø Alterazione degli scambi nei tessuti.
Ø L’emoglobina cede ossigeno alle cellule, ma invece di legare anidride carbonica lega nuovamente ossigeno perché la pp di quest’ultimo è superiore alla ppCO2
Ø Parte dell’ossigeno alimenta le celle, altra parte entra in soluzione nel plasma sanguigno (legge di Henry*)
Ø Risultato anidride carbonica non espulsa
Ø QUINDI?
Ø Possiamo dire che in realtà si ha un avvelenamento per eccesso di anidride carbonica dovuto ad eccessiva quantità di ossigeno presente.
Ø
* Ogni volta che un gas entra in contatto con un liquido tende a entrare in soluzione nel liquido stesso. In continuazione molecole di gas entrano in soluzione nel liquido ed altre escono dalla soluzione.Questo finche la pp del gas che entra è pari a quella del gas che esce. Quando non ci sono più scambi si dice che il liquido è saturo. Henry dice che la quantità di gas che si scioglie nella soluzione è direttamente proporzionale alla pressione parziale del gas”

SEGNI/SINTOMI

Ø La sintomatologia non appare sempre, ovvero si possono avere crisi improvvise, senza preventivo sopraggiungere di sintomi
1. Brachicardia
2. Disturbi visivi
3. Disturbi acustici
4. Visione a tunnel
5. Vertigini
6. Nausea
7. Vomito
8. Contrazione dei muscoli facciali (paralisi)
9. Sincope
10. Convulsioni
Ø Possono essere confusi con sintomi di narcosi
Ø Generalmente l’insorgenza dei sintomi precede di pochissimo una crisi convulsiva, che spesso è l’unico sintomo. FATALE
Ø Non è grave in sé ma in acqua provoca morte indiretta per annegamento
Ø Unico rimedio PREVENZIONE
Ø L’insorgenza può essere accelerata da:
1. Eccesso di anidride carbonica
2. Freddo
3. Predisposizione individuale
4. Ripetute esposizioni*
Ø In caso di insorgenza di sintomi/crisi, portare il sub a profondità inferiore
Ø Uscita immediata dall’acqua
Ø Il soccorritore corre egli stesso il rischio di crisi

*al contrario di quello che succede con la narcosi, ovvero la capacità dell’organismo di adattarsi alla narcosi con ripetute immersioni profonde, la ripetuta esposizione ad elevate pressioni parziali di ossigeno per lunghi tempi provoca sensibilizzazione e quindi un possibile insorgere di crisi a pressioni anche inferiori a 1.6ata

IPEROSSIA POLMONARE (cronica)

Ø Non pertinente alla subacquea ricreativa/avanzata/tecnica
Ø Si ha in caso di lunghissime esposizioni a pressioni parziali di ossigeno anche non elevate, basta che siano >0,5 ata (es. lavori in saturazione, terapie ricompressive, remote possibilità anche per decompressioni molto prolungate)
Ø Sintomi: dispnea,tosse secca
Ø Sospendere la somministrazione di ossigeno a pressioni parziali superiori a 0,21 bar
Ø La sensibilità a tale sindrome aumenta proporzionalmente all’aumentare delle esposizioni.
Questo giusto per capire un attimo il meccanismo con cui si innesca la tossicità.

Quanto alla domanda da cui siamo partiti, concludiamo dicendo che la maggior parte degli studi in materia sono stati fatti dalla immancabile US Navi, dalla Royal Navy e dal NOAA.Da tali ricerche, del NOAA in particolare,si è giuti a stabilire 1,6 bar come il "limite di esposizione a pPO2 per immersioni lavorative". Il limite in realtà è DUPLICE, perchè oltre che dalla pPO2 si è limitati anche dal tempo di esposizione a tali pressioni, secondo la tabella NOAA seguente:



Come si vede chiaramente dalla tabella, a 1,6 bar di pPO2 il tempo di esposizione può essere di soli 45 minuti, trascorsi i quali è altamente probabile l'insorgenza di una crisi convulsiva.

D'altro canto NESSUNO POTRA' MAI GARANTIRVI CHE A 1,6 bar DI pPO2 FILI SEMPRE TUTTO LISCIO. TALE LIMITE E' DA CONSIDERARE FORTEMENTE SOGGETTIVO E PER QUESTO ANDREBBE EVITATO.

A ben vedere la maggior parte delle didattiche ricreative, nei loro corsi NITROX scindono il limite di esposizione all'ossigeno in due: un limite che potremmo definire operativo, che solitamente è fissato a 1,4 bar pPO2 ed un altro di emergenza che è appunto il fatidico 1,6. tabella alla mano vedrete subito che a 1,4 bar il limite "vola" a 150 minuti... di certo molto più sicuro per la maggiorparte dei sub che solitamente si accorgono della profondità a cui si trovano solo quando cozzano contro il fondo. E' quindi comprensibile che didattiche come PADI, SSI e altre pongano la barrirera operativa dei NITROX a 1,4 bar, dimodo che anche il subaqueo mediamente sbadato (e vi posso garantire che sono la maggioranza) sfori tale limite, si trovi comunque ancora all'interno di un certo margine di sicurezza.

D'altro canto didattiche tecniche "pure" (ossia fuori dal mercato del ricreativo) fissano il limite di utilizzo dell'ossigeno proprio a 1,6 bar. Tale scelta, se da alcuni non condivisibile, trovo si perfettamente comprensibile, vista la tipologia di immersioni (e di subacquei) a cui tali didattiche si rivolgono. Il subacqueo tecnico, ha (o dovrebbe avere, lo si spera per lui) la mentalità e la capacità di rispettare rigorosamente i limiti. Se l'immersione è pianificata a 60mt, poniamo caso, tale limite sarà invalicabile, nè saranno scusanti la profondità, la narcosi o il tesoro che si trovava soli 5 metri più sotto. Esiste un solo limite, ed è sempre contingente. Bene se veramente si ragiona con persone di tal fatta e realmente precise nell'eseguire le pianificazioni, allora è comprensibile poter "spingere" al limite sulla pPO2 per poterne spremere tutti i vantaggi in dermini di aumento dei tempi di fondo, ridotto assorbimento di N2 e quant'altro.

Un'ulteriore situazione di compromesso, intelligentemente dettata dalla differenza di situazioni fsiche in cui si trova il subacqueo è quella di limitare l'utilizzo di miscele a pPO2 1,6 bar solo nelle fasi di decompressione, in cui, appunto, il subacqueo è in condizioni quasi di riposo e può quindi sopportare più facilmentetali pressioni elevate, limitando invece la pPO2 a concentrazioni più basse nella parte di fondo, o comunque operativa dell'immersione.

giovedì 22 novembre 2007

PULIZIA A OSSIGENO - Le fasi di lavaggio


PRELAVAGGIO

Le tecniche per il prelavaggio dei componenti sono simili alle tecniche standard utilizzate nelle normali procedure di manutenzione effettuate dai centri specializzati in attrezzature subacquee. Tutti i componenti vengono smontati e sottoposti a bagni acidi, alcalini o detergenti per rimuovere tutte le impurità superficiali. Componenti di una certa dimensione, come parti di compressori o booster possono essere trattati con uno o più cicli di una comune lavastoviglie. Riuscire a rimuovere con successo tutti gli elementi contaminanti è più importante del particolare metodo di prelavaggio utilizzato.

LAVAGGIO INTERMEDIO

La fase successiva di lavaggio intermedio viene a volte omessa o combinata con la fase finale di lavaggio e assemblaggio, in funzione del grado di pulizia richiesto e del grado di efficacia raggiunto nella fase di prelavaggio. Mentre i bagni acidi e alcalini hanno la funzione di eliminare varie impurità tra le quali anche alcuni grassi e olii, questa fase ha come scopo primario quello di sgrassare completamente i componenti. Le procedure utilizzate includono il lavare, strofinare e asciugare usando bagni solventi e detergenti, cotton fiock o carta assorbente. Sistema eccellente per questi propositi è quello di utilizzare una macchina per il lavaggio a ultrasuoni. Durante tutta l'operazione di lavaggio va posta attenzione anche all'esaurimento o contaminazione del prodotto utilizzato per la pulizia,sostituendolo con dell'altro nuovo, se necessario. Tutti i fluidi di pulizia vanno accuratamente rimossi con lavaggio e i componenti vanno quindi asciugati. La pulizia, l'ispezione e l'assemblaggio finali hanno lo scopo di rimuovere ogni residuo di olii, grassi, peli, particelle di ossido, granelli di sporco e altri elementi contaminanti. I componenti vanno ispezionati accuratamente per controllare il livello di pulizia e quindi protetti da ricontaminazione prima e durante il riassemblaggio. Le tecniche di ispezione prevedono principalmente l'osservazione del componente sotto una forte luce bianca. Particelle non visibili a occhio nudo sono generalmente accettabili. La quantità e la dimensione delle particelle tollerate per unità di superficie sono specificate in molti standard militari e commerciali. In questa fase gli sforzi devono essere volti al non avere particelle visibili a occhio nudo. Questo non è un livello di pulizia particolarmente difficile da ottenere, dato che generalmente i componenti sono piccoli ed accessibili. E’ possibile anche asciugare i componenti tramite degli strofinacci bianchi che non lascino peli, che possono poi essere osservati per verificare l'eventuale presenza di tracce di contaminanti. Questa tecnica è particolarmente utile nel caso si debbano controllare parti non visibili. Un ulteriore test può essere effettuato tramite l'uso di una luce "nera" o di Wood. Olii, grassi, peli e molte altre impurità, diventano fluorescenti quando esposti alla luce ultravioletta e quindi rapidamente individuati. Proteggere efficacemente i componenti puliti da ricontaminazione è importante per non rendere vani gli sforzi e il tempo speso per effettuare la pulizia. Tutto ciò che non va immediatamente rimontato può essere sistemato all'interno di bustine di plastica. Fruste e altri tubi di connessione che presentino delle aperture, possono essere tappati o protetti tramite l'apposizione della solita bustina di plastica avvolta e nastrata intorno alle aperture. E' anche ovvio che tutte le operazioni di riassemblaggio devono essere condotte in un luogo pulito; se non preesistente, va creato un ambiente dedicato con un ragionevole livello di pulizia e assenza di particelle sospese che possano contaminare i materiali.

La preparazione per servizio a ossigeno di bombole, valvole, erogatori fruste, tubi e altri tipi di connessioni e componenti per gas, è un'attività che può essere svolta all'interno della maggior parte dei centri di assistenza per le attrezzature subacquee. Vanno seguite le procedure e le raccomandazioni esposte in questo manuale e stabilite da ASTM, CGA e dalle ditte che producono equipaggiamenti.
Questo manuale riporta alcuni metodi per la pulizia degli equipaggiamenti subacquei. Non vengono invece descritte le procedure per la pulizia dei componenti dei compressori e dei booster perché richiedono un livello di pulizia molto elevato che probabilmente non sarebbe ottenibile dalla maggior parte dei centri subacquei. Comprimere ossigeno comporta dei rischi aggiuntivi oltre ad un aumento dei rischi generali; questo tipo di pulizia non andrebbe tentata senza le opportune conoscenze e tecniche.
MANUTENZIONE

Perché un sistema preparato per ossigeno mantenga caratteristiche di sicurezza durante la sua vita operativa, è necessario che sia mantenuto in modo tale che non si verifichi la presenza di contaminanti. Le speciali precauzioni comprendono la protezione del sistema dalla polvere e da altri contaminanti quando non viene utilizzato, evitandone la contaminazione con gas non compatibili, ispezionandolo e ripulendolo periodicamente con i prodotti specifici. Le bombole, le rubinetterie, gli erogatori devono essere sufficientemente protetti dalla polvere e dall'umidità quando non sono in uso. Le vie di entrata ed uscita di gas dei sistemi dovrebbero venir protette da tappi, cappucci appositi involucri antipolvere o buste di nylon. Prima di caricare una bombola bisognerebbe far fuoriuscire una piccola quantità di gas residuo che espella qualsiasi particella di polvere o umidità fosse presente nell'orifizio della rubinetteria. L'ambiente in cui l'equipaggiamento viene utilizzato o riposto dovrebbe essere ragionevolmente pulito e libero da materiali che potrebbero essere pericolosi se esposti all'ossigeno, quali grassi o carburanti. Queste precauzioni diminuiscono sia il rischio di contaminazione del sistema che la frequenza e la difficoltà dei successivi procedimenti di pulizia. I sistemi devono inoltre essere dedicati esclusivamente all'impiego con ossigeno e con miscele ossigeno-compatibili. Se un erogatore o una bombola per ossigeno vengono impiegati con normale aria compressa da respirazione, minuscole quantità di olio del compressore si possono accumulare rendendo l'equipaggiamento non più compatibile per l'impiego con ossigeno. Bisognerebbe evitare di utilizzare sistemi alternativamente per ossigeno ed aria.Un periodico disassemblaggio, ispezione e ripulizia dell'equipaggiamento va considerato obbligatorio. La revisione annuale di bombole ed erogatori, che è uno standard nell'industria della subacquea, costituisce la migliore opportunità per ispezionare e ripulire bombole rubinetterie ed erogatori. Questa frequenza è con tutta probabilità sufficiente se le misure preventive descritte in precedenza vengono osservate. Molti subacquei tecnici preferiscono tuttavia ispezionare ed effettuare la pulizia del loro equipaggiamenti ogni sei o anche ogni tre mesi se l'equipaggiamento è utilizzato frequentemente. Ovviamente, l'equipaggiamento deve essere ispezionato e pulito anche ogni qualvolta ci sia ragione di credere che vi sia stata contaminazione. Le procedure necessarie alla manutenzione sono facilmente eseguibili; la prevenzione della contaminazione e probabilmente la più importante attività di manutenzione, in quanto diminuisce il rischio associato con l'utilizzo di ossigeno e la difficoltà del nuovo procedimento di pulizia quando questo verrà effettuato. L'ispezione periodica e la revisione dell'equipaggiamento da immersione sono già uno standard nella subacquea sportiva, e forniscono un'eccellente opportunità per la valutazione dello stato di pulizia delle componenti del sistema.

Un grasso O2 compatibile in commercio.

Dopo questa introduzione sulle tecniche di lavaggio vedremo nello specifico la bonifica di:

  • Bombole
  • Rubinetterie
  • Erogatori

mercoledì 21 novembre 2007

PULIZIA A OSSIGENO - Considerazioni sui prodotti

Nella parte introduttiva di questo "Know-how" abbiamo specificato di aver omesso delle parti del testo di riferimento, Mixed Gas Diving, e di averle volute inserire "fuori campo", in quanto:
  • Il manuale di riferimento ha visto la luce nel 1993, con una successiva revisione nel 1998 (coincidente con la prima edizione italiana) e due ristampe, senza aggiornamenti, nel 2002 e nel 2007. Le nozioni si basano dunque sulle conoscenze e sui prodotti disponibili nel '93, vale a dire circa 15 anni fa;
  • Per alcuni gradi di pulizia riteniamo imprescindibile affidarsi a personale specializzato, indi il puro scopo divulgativo e NON OPERATIVO delle pagine che seguono;
  • Molti dei prodotti indicati dalla fonte originale sono di difficile reperibilità per l'utente privato, POTENZIALMENTE MOLTO PERICOLOSI per l'utente inesperto e, infine, nel corso degli anni molti di questi prodotti sono stati posti fuori commercio o resi illegali nei paesi più sviluppati e a seguito di diversi Protocolli Internazionali, in quanto costituiscono gravi minacce per la salubrità degli ambienti e sono fortemente inquinanti o per nulla biodegradabili. Uno per tutti il Freon, rientrante tra i famigerati CFC, estremamente dannosi per l'ozono. (per maggiori info cfr. Wikipedia)

Dopo questa doverosa premessa riportiamo di seguito le parti "censurate":

"Il solvente utilizzato negli standard militari americani per il servizio a ossigeno è il triclorofluoroetano, conosciuto anche come R113 o Freon 113. Viene venduto in negozi di componentistica elettronica in formato di bombolette spray, con marchi di fabbrica quali DryKlean e FreonTF (oggi illegale n.d.a.). L'R113 è uno sgrassante di grande efficacia, è meno tossico di altri solventi presentati in questo capitolo (sic! ), ma presenta numerosi svantaggi. Se lo si rovesciasse in abbondanza all'interno di una zona confinata potrebbe essere pericoloso. E' un CFC e danneggia l'atmosfera. E' prevedibile che un aumento delle regolamentazioni governative in questo senso se vieti l'impiego entro pochi anni. una finale e fondamentale caratteristica dell'R113 è che se esposto a fiamma o ad elevato calore si decompone formando fosgene, un gas altamente tossico.

Un altro solvente è il tricloroetano 111, reperibile nei negozi di vernici e ferramenta (illegale dal 1996 n.d.a. ) sotto nomi quali Parks Carbotrichor o Cleaning Solvent. E' maggiormente tossico del Freon 113, ma non danneggia l'ozono e costa meno. I componenti puliti con questi solventi devono poi essere sottoposti a strofinatura o pulizia a ultrasuoni.

Altri solventi quali il Carbon-TetraCloride non dovrebbe proprio essere usato a causa della sua elevata tossicità.

I solventi per la pulizia appena discussi presentano ulteriori pericoli: hanno un effetto anestetico quando inalati ed è necessaria quindi adeguata ventilazione quando li si utilizza. Alcuni solventi infine possono estrarre sostanze chimiche dai prodotti con cui vengono a contatto, in particolare nelle materie plastiche o PVC"

Come potete vedere si trattava di prodotti non proprio raccomandabili!!! Ora, dal prossimo post, passeremo a nozioni un po' più operative!!


Know-how...PULIZIA A OSSIGENO - Introduzione


Da oggi dedichiamo qualche post alla pulizia per ossigeno e all'ossigenocompatibilità di materiali e attrezzature.
Per chiarirci subito le idee definiamo:
  • PULIZIA A OSSIGENO: grado di pulizia del sistema o del componente, o, più specificatamente si riferisce all'assenza di contaminanti (in particolar modo quelli che possono agire come fonte di iniezione o come combustibile: olii, grassi, vernici, impronte lasciate dalle dita, ruggine, residui di solventi, particelle di metallo). Le attrezzature subacquee così come vendute dalle ditte devono considerarsi NON PULITE AD OSSIGENO, se non sia diversamente specificato, e in tal caso sia indicato il grado di pulizia. In ogni caso è quasi sempre possibile renderle tali attraverso accurati sistemi di pulizia.
  • OSSIGENO COMPATIBILE: quei materiali che possono venire esposti all'ossigeno senza creare problemi. Ad esempio materiali come olii derivati da idrocarburi sono incompatibili in quanto generano un elevato pericolo di combustione. Altri si possono rivelare tali a causa dell'elevata velocità di decomposizione che presentano se esposti all'ossigeno (esempio i classici o-ring in nitrile (buna-N) che deperiscono molto velocemente in ambienti di ossigeno).
  • SERVIZIO A OSSIGENO: la possibilità di un componente o di un sistema di poter essere utilizzato in ambienti contenenti ossigeno. Implica contemporaneamente pulizia e compatibilità.

Le indicazioni che seguono si basano su quanto scritto in "Mixed Gas Diving" di Bret Gilliam et al., ristampa 2002.

Alcune avvertenze prima di cominciare:

  1. Sono state volontariamente omesse informazioni contenute nel testo originale relative a prodotti e solventi per la pulizia, in quanto ritenute da noi potenzialmente pericolose per la persona ed in alcuni casi in quanto trattasi di prodotti fuori legge per la loro elevata capacità di contaminazione/danneggiamento dell'ambiente. Ne daremo comunque indicazione separata, con i dovuti commenti.
  2. Questo manuale deve essere considerato un ausilio tecnico integrativo per i subacquei esperti. Non vuole essere per tanto un testo esaustivo sulla miscelazione dei gas, sulla progettazione dei sistemi o sulle procedure di pulizia per ossigeno. Prima di applicare le informazioni qui presentate, è indispensabile acquisire la necessaria preparazione e rivolgersi ad esperti e consulenti qualificati. Per quanto riguarda la compatibilità dei prodotti ed il loro utilizzo per Nitrox, Trimix ed ossigeno ad alta pressione, si prega di seguire le istruzioni dell'azienda costruttrice delle apparecchiature. Gli istituti cui si fa riferimento nel testo modificano le raccomandazioni relative all'aria arricchita di ossigeno, man mano che si rendono disponibili nuove informazioni a seguito dei continui test ed esperimenti, e le procedure che comportano l'uso di detergenti e soluzioni chimiche sono aggiornate di conseguenza. Occorre, quindi, mantenersi aggiornati, consultando le pubblicazioni più recenti per sapere quando si rendono disponibili nuove informazioni e poterle applicare alla metodologia usata. Il trattamento e l'uso improprio di questi prodotti può comportare notevoli rischi ed avere conseguenze fatali.

lunedì 19 novembre 2007

KNOW-HOW...Realizzare un imbrago per bombole laterali

Spesso nella subacquea anche le cose più elementari ed economiche vengono immesse nel mercato a prezzi assolutamente fuori misura, che fortunatamente hanno anche l'effetto collaterale di mettere in movimento menti nel loro piccolo "geniali" che con un po' di manualità, empirismo e pazienza, prima o poi ci regalano una soluzione economica, ma parimenti efficace all'oneroso originale.

Nello specifico caso di un imbrago per bombole da fase (tra l'altro per i più puritani, assolutamente compatibile con la configrazione DIR) qualcuno deve aver pensato che fosse poco producente regalare svariate decine di euro (solitamente più di 50) per un sistema composto di un pezzo di cima, una fascetta d'acciaio, un paio di moschettoni e poco altro..

ISTRUZIONI:



Materiale necessario:

  • 2 metri di cima di polyestere/Nylon da 5mm

  • 2 moschettoni Inox ad una luce ("boltsnap")

  • c.a. 30 cm di tubo di gomma (tipo quelli neri per la benzina o tubo da giardino) con diametro interno c.a. 8 mm

  • 1 fascetta stringitubo in acciaio Inox (solitamente per diametri del genere si trovano quelle al metro)

  • 1 pezzetto di camera d'aria (stretta, quelle delle bici da corsa)

  • 2 pezzi di camera d'aria da auto



  1. Fate passare la cima doppia attraverso il tubo (magari aiutandovi con una cima di diametro più piccolo che farete passare nel tubo e con la quale poi tirerete la cima da 5mm



  2. Attaccate il moschettone superiore con un nodo come quello indicato in foto. Per regolarvi sulla lunghezza, fate in modo che il moschettone si trovi prima della fine del collo della bombola. In tale posizione manterrà l bombola più aderente al vostro corpo





  3. Annodate l'altro capo della cima appena sotto la fine del tubo




  4. Per attaccare il moschettone inferiore teniamo circa 8-10 cm di gioco sulla cima in modo che la bombola stia leggermente staccata. Se per qualsiasi necessità avessimo bisogno di tenere la bombola più vicina a noi, basterà far passare il moschettone sotto la maniglia (v.foto)



  5. Fissate il moschettone con un nodo cme da toto (bocca di lupo)


  6. A questo punto fissiamo i due lembi di cima con un nodo inglese, o fisherman's knot. Cercate di fare il primo nodo (quello sul lembo evidenziato in giallo) più vicino possibile a quello con cui avete bloccato lo scorrimento del tubo). Ora fate il secondo vicino al primo. Stringete bene e, quando vi sembra che siano ok, tagliate l'eccesso di cima


  7. Ci siamo quasi....l'imbragatura è completa, ma bisogna fissarla alla bombola....

  1. Inserite il pezzo di camera d'aria da bicicletta nella fascetta inox, servirà per coprire la vite. Posizionate l'imbrago in modo che la fascetta vada a stringere esattamente tra i due nodi che avete creato per ultimi. Per i più precisi....potete anche isolare la fascetta dalla bombola frapponendo tra le due dell'altra camera d'aria o una fettucia di nylon, setemete possa verificarsi corrosione.

  2. Ora potete mettere anche i due pezzi di camera d'aria da auto, che vi serviranno come ritentori per le fruste, l'erogatore e il manometro
  3. ....e ricordate, la maniglia serve solo sott'acqua. Fuori trasportate la bombola prendendola per la rubinetteria, altrimenti, pian piano, i nodi e la cima si allenteranno

...a conti fatti dovremmo spendere tra i 10 e i 20 euro!!

>original quotes by Peter Steinhoff http://dir-diver.com

martedì 16 ottobre 2007

Oggi parliamo di... NARCOSI DA INERTE

Impossibile anche per l'open water diver non averne mai sentito parlare, ma che cos'è, come insorge, progredisce e regredisce la narcosi?
Di seguito un breve schema che analizza in maniera sintetica le caratterisrtiche peculiari della narcosi, generalmente definita da inerte (nella maggior parte dei casi però si tratta di azoto), e vista sotto l'aspetto dell'immersione avanzata/tecnica.....

NARCOSI DA INERTE (azoto)

Ø Ogni gas inerte ha un suo potenziale narcotico. Nell’immersione avanzata interessa soprattutto l’azoto.
Ø ARIA: 20.9% OSSIGENO – 79% AZOTO (circa)
Ø L’azoto respirato ad elevate ppN2 ha effetto narcotico. Nelle immersioni profonde, per limitarne gli effetti può essere sostituito con altri inerti (es. elio).

Ø PERCHE’?

Ø Ipotesi Mayer-Overton: ogni gas inerte esercita un’azione depressiva sul SNC quando una sufficiente dose di esso si trova disciolta nelle cellule adipose del sistema nervoso.
Ø Teoria dell’iceberg: Il gas disciolto in un liquido causa un maggior ordine delle molecole del liquido (effetto iceberg).Le dimensioni dell’iceberg sono proporzionali alle proprietà anestetiche del gas. Gli iceberg si formano quindi anche nell’acqua delle componenti proteiche e lipoproteiche dei tessuti nervosi, costituendo degli ostacoli alla conduttività dei filamenti nervosi

Potenziali Narcotici Relativi
Elio (He)..........................4,26
Neon (Ne).......................3,58
Idrogeno (H2)................1,83
Azoto (N2)......................1,00
Argon (A).......................0,43
Kripton (Kr)..................0,14
Xenon (Xe)...............0,0039

Ø Si considera trascurabile a prof. Inferiori ai 24 mt.
Ø Sintomi gravi/gravissimi possono essere:
1. Senso di maggior sicurezza
2. Stato depressivo
3. Apprensione
4. Fobie
5. Minor tolleranza allo stress
6. Alterazione della coordinazione muscolare o delle capacità motorie
7. Confusione mentale
8. Riduzione delle capacità percettive e/o di giudizio
9. Diminuzione della capacità di reazione/risoluzione di problemi
10. Perdita della memoria a breve termine à amnesia
11. Disturbi visivi/visione a tunnel
12. Senso di incombente black out
13. Perdita di conoscenza
(elenco NON esaustivo)

Ø L’aggravarsi della sintomatologia ed il mancato riconoscimento del livello di narcosi da parte del subacqueo possono rapidamente portare allo shock narcotico (situazione in cui la caduta delle facoltà mentali è gravissima e repentina) con conseguente perdita di ogni capacità di reazione o risoluzione autonoma dei problemi da parte del sub.
Ø I sintomi di cui sopra sono definiti gravissimi o APERTI in quanto comportano l’insorgenza di ulteriori problemi, come ad esempio comportamenti sbagliati (es. il senso di maggior sicurezza può portare a “spingere” ulteriormente sulla profondità) ovvero portano a gravi conseguenze fisiche, talvolta fatali (in particolare se il soggetto è solo).

QUINDI?

Ø E’ necessaria una GESTIONE della narcosi di medio livello
Ø PREVENZIONE assoluta della narcosi di livello elevato
Ø Si può verosimilmente definire narcosi di medio livello quella sentita da un sub preparato ed in buone condizioni a profondità comprese fra i -50 e -60 mt.
Ø Mai sottovalutare il livello di narcosi di queste profondità; basti pensare che sono imposte come limite dai corpi militari, ovvero da persone con caratteristiche fisiche e psicologiche certamente migliori di quelle in cui si trova il subacqueo medio.
Ø Quindi il medio livello narcotico deve essere quantificato in maniera soggettiva, e corrisponderà ad una “zona di comfort” in cui il subacqueo:
1. è a conoscenza del grado di narcosi a cui è sottoposto;
2. lo riesce a controllare;
3. non è sottoposto ad eccessivo stress;
4. non ha una tale riduzione delle facoltà psicomotorie tale da compromettere una sua reazione in situazioni di emergenza.
Ø SUPERAMENTO del livello medio narcotico
Ø Si può considerare come segno di superamento di tale livello l’insorgenza di uno di sintomi (gravi) definiti sopra
Ø Necessità di rientrare al “medio livello”, risultato ottenibile generalmente (non sempre) risalendo a profondità inferiori
Ø La reazione deve essere decisa e aggressiva, può darsi che ci restino pochi istanti prima di un grave peggioramento
Ø SHOCK NARCOTICO è una situazione in cui la caduta delle facoltà mentali è gravissima e repentina.
Ø La prevenzione deve essere totale in quanto la situazione di shock è difficilmente rimediabile in maniera autonoma. E’ necessario l’intervento di un altro soggetto.

FATTORI PREDISPONENTI/SCATENANTI

Ø Aumento della pressione parziale dell’anidride carbonica (cattiva respirazione/sforzi eccessivi/affanno)
Ø Freddo (specie in caso di improvvise diminuzioni della temperatura dell’acqua)
Ø Alcool/farmaci possono avere effetti depressivi sui centri nervosi che si vanno a sommare a quelli provocati dall’azoto
Ø Condizioni fisiche scarse
Ø Velocità di discesa troppo rapida o incontrollata può portare ad un rapido peggioramento della narcosi fino a giungere allo shock
Ø Assenza di visibilità/mancanza di punti di riferimento provocano confusione mentale
Ø Stress dovuto ad altri fattori (fisico/psicologico)

CONTENIMENTO

Ø Concentrazione
Ø Necessità di rimanere sempre svegli e concentrati perché nel momento in cui si “molla”, ci si prende una “pausa” la narcosi può avere il sopravvento.
Ø Deve essere focalizzata sui parametri dell’immersione, non su fattori esterni.
Ø Il contenimento della narcosi non deve diventare ossessione in quanto questo porta a sottovalutare o dimenticare parametri, compiti e obiettivi dell’immersione, innalza il livello di stress