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mercoledì 21 novembre 2007

PULIZIA A OSSIGENO - Considerazioni sui prodotti

Nella parte introduttiva di questo "Know-how" abbiamo specificato di aver omesso delle parti del testo di riferimento, Mixed Gas Diving, e di averle volute inserire "fuori campo", in quanto:
  • Il manuale di riferimento ha visto la luce nel 1993, con una successiva revisione nel 1998 (coincidente con la prima edizione italiana) e due ristampe, senza aggiornamenti, nel 2002 e nel 2007. Le nozioni si basano dunque sulle conoscenze e sui prodotti disponibili nel '93, vale a dire circa 15 anni fa;
  • Per alcuni gradi di pulizia riteniamo imprescindibile affidarsi a personale specializzato, indi il puro scopo divulgativo e NON OPERATIVO delle pagine che seguono;
  • Molti dei prodotti indicati dalla fonte originale sono di difficile reperibilità per l'utente privato, POTENZIALMENTE MOLTO PERICOLOSI per l'utente inesperto e, infine, nel corso degli anni molti di questi prodotti sono stati posti fuori commercio o resi illegali nei paesi più sviluppati e a seguito di diversi Protocolli Internazionali, in quanto costituiscono gravi minacce per la salubrità degli ambienti e sono fortemente inquinanti o per nulla biodegradabili. Uno per tutti il Freon, rientrante tra i famigerati CFC, estremamente dannosi per l'ozono. (per maggiori info cfr. Wikipedia)

Dopo questa doverosa premessa riportiamo di seguito le parti "censurate":

"Il solvente utilizzato negli standard militari americani per il servizio a ossigeno è il triclorofluoroetano, conosciuto anche come R113 o Freon 113. Viene venduto in negozi di componentistica elettronica in formato di bombolette spray, con marchi di fabbrica quali DryKlean e FreonTF (oggi illegale n.d.a.). L'R113 è uno sgrassante di grande efficacia, è meno tossico di altri solventi presentati in questo capitolo (sic! ), ma presenta numerosi svantaggi. Se lo si rovesciasse in abbondanza all'interno di una zona confinata potrebbe essere pericoloso. E' un CFC e danneggia l'atmosfera. E' prevedibile che un aumento delle regolamentazioni governative in questo senso se vieti l'impiego entro pochi anni. una finale e fondamentale caratteristica dell'R113 è che se esposto a fiamma o ad elevato calore si decompone formando fosgene, un gas altamente tossico.

Un altro solvente è il tricloroetano 111, reperibile nei negozi di vernici e ferramenta (illegale dal 1996 n.d.a. ) sotto nomi quali Parks Carbotrichor o Cleaning Solvent. E' maggiormente tossico del Freon 113, ma non danneggia l'ozono e costa meno. I componenti puliti con questi solventi devono poi essere sottoposti a strofinatura o pulizia a ultrasuoni.

Altri solventi quali il Carbon-TetraCloride non dovrebbe proprio essere usato a causa della sua elevata tossicità.

I solventi per la pulizia appena discussi presentano ulteriori pericoli: hanno un effetto anestetico quando inalati ed è necessaria quindi adeguata ventilazione quando li si utilizza. Alcuni solventi infine possono estrarre sostanze chimiche dai prodotti con cui vengono a contatto, in particolare nelle materie plastiche o PVC"

Come potete vedere si trattava di prodotti non proprio raccomandabili!!! Ora, dal prossimo post, passeremo a nozioni un po' più operative!!


Know-how...PULIZIA A OSSIGENO - Introduzione


Da oggi dedichiamo qualche post alla pulizia per ossigeno e all'ossigenocompatibilità di materiali e attrezzature.
Per chiarirci subito le idee definiamo:
  • PULIZIA A OSSIGENO: grado di pulizia del sistema o del componente, o, più specificatamente si riferisce all'assenza di contaminanti (in particolar modo quelli che possono agire come fonte di iniezione o come combustibile: olii, grassi, vernici, impronte lasciate dalle dita, ruggine, residui di solventi, particelle di metallo). Le attrezzature subacquee così come vendute dalle ditte devono considerarsi NON PULITE AD OSSIGENO, se non sia diversamente specificato, e in tal caso sia indicato il grado di pulizia. In ogni caso è quasi sempre possibile renderle tali attraverso accurati sistemi di pulizia.
  • OSSIGENO COMPATIBILE: quei materiali che possono venire esposti all'ossigeno senza creare problemi. Ad esempio materiali come olii derivati da idrocarburi sono incompatibili in quanto generano un elevato pericolo di combustione. Altri si possono rivelare tali a causa dell'elevata velocità di decomposizione che presentano se esposti all'ossigeno (esempio i classici o-ring in nitrile (buna-N) che deperiscono molto velocemente in ambienti di ossigeno).
  • SERVIZIO A OSSIGENO: la possibilità di un componente o di un sistema di poter essere utilizzato in ambienti contenenti ossigeno. Implica contemporaneamente pulizia e compatibilità.

Le indicazioni che seguono si basano su quanto scritto in "Mixed Gas Diving" di Bret Gilliam et al., ristampa 2002.

Alcune avvertenze prima di cominciare:

  1. Sono state volontariamente omesse informazioni contenute nel testo originale relative a prodotti e solventi per la pulizia, in quanto ritenute da noi potenzialmente pericolose per la persona ed in alcuni casi in quanto trattasi di prodotti fuori legge per la loro elevata capacità di contaminazione/danneggiamento dell'ambiente. Ne daremo comunque indicazione separata, con i dovuti commenti.
  2. Questo manuale deve essere considerato un ausilio tecnico integrativo per i subacquei esperti. Non vuole essere per tanto un testo esaustivo sulla miscelazione dei gas, sulla progettazione dei sistemi o sulle procedure di pulizia per ossigeno. Prima di applicare le informazioni qui presentate, è indispensabile acquisire la necessaria preparazione e rivolgersi ad esperti e consulenti qualificati. Per quanto riguarda la compatibilità dei prodotti ed il loro utilizzo per Nitrox, Trimix ed ossigeno ad alta pressione, si prega di seguire le istruzioni dell'azienda costruttrice delle apparecchiature. Gli istituti cui si fa riferimento nel testo modificano le raccomandazioni relative all'aria arricchita di ossigeno, man mano che si rendono disponibili nuove informazioni a seguito dei continui test ed esperimenti, e le procedure che comportano l'uso di detergenti e soluzioni chimiche sono aggiornate di conseguenza. Occorre, quindi, mantenersi aggiornati, consultando le pubblicazioni più recenti per sapere quando si rendono disponibili nuove informazioni e poterle applicare alla metodologia usata. Il trattamento e l'uso improprio di questi prodotti può comportare notevoli rischi ed avere conseguenze fatali.

venerdì 26 ottobre 2007

Il "BARONE" dell'Adriatico

BARON GAUTSCH















TIPOLOGIA
naviglio civile - piroscafo per trasporto passeggeri

DATA DI COSTRUZIONE
1908

CANTIERE
Gourlay Bros. & Co. di Dundee (Scozia)

COMPAGNIA
Lloyd Austriaco

COMANDANTE
Paolo Winter

PROPULSIONE
4 caldaie - 5000cv - vel di crociera 16 nodi c.a.

STAZZA
861 ton. netta - 2069 ton. lorda

LUNGHEZZA
82 mt

LARGHEZZA
12 mt

CAPACITA'
246 passeggeri - 64 persone equipaggio

AFFONDAMENTO
13 agosto 1914 per urto contro una mina

MORTI
circa 200

PROFONDITA' RELITTO
28 mt srutture più alte - 40 mt eliche

FONDALE
sabbia/fango

DISTANZA DALLA COSTA
7 miglia nautiche circa da Rovigno

COORDINATE
44 56' 25'' N 13 34' 43''E (approsimative)

DIFFICOLTA'
media - elevata

PRESENZA DI RETI


CORRENTI


EQUIPAGGIAMENTO
raccomandabile l'uso di EANX

LA STORIA
Nei primi del ‘900 l’ufficio dei Lloyd commissiona ai cantieri navali Gourlay Brothers & Co. Ltd. Di Dundee in Scozia due dei tre traghetti veloci che avrebbero collegato i porti della Dalmazia con Trieste: il Baron Gautsch e il Prinz Hohenlohe. La terza nave gemella, il Baron Bruck viene invece costruita presso il cantiere navale S. Rocco di Muggia.Elementi comuni dei tre piroscafi sono la lunghezza, 84 mt., la larghezza, 12 mt., la stazza lorda, 2069 tonn., e netta, 861 tonn. (leggermente inferiore era la stazza del Baron Bruck, 1965 tsl e 813 tsn), mentre differenze sostanziali sono nei motori: macchine che sviluppano una velocità di 16,5 nodi per le prime due, mentre la terza è equipaggiata con una macchina che consente una velocità di circa 17 nodi. Insoddisfatti del lavoro svolto presso i cantieri Gourlay (tempi di consegna troppo lunghi e potenza dei motori troppo bassa), i Lloyd decidono di apportare delle modifiche al piroscafo presso i cantieri di Trieste a spese del cantiere scozzese che si trova costretto a dichiarare la bancarotta il 23 ottobre 1910.Immediatamente dopo lo scoppio del conflitto mondiale, il 17 luglio 1914, il Baron Gautsch viene ceduto alla Imperial Regia Marina da Guerra Austriaca per il trasporto delle truppe verso Cattaro (Kotor) e l’evacuazione dei civili verso le regioni del nord Adriatico.Prima di salpare le autorità militari convocano una riunione presso il k.u.k. Seebezirkskommando, quartier generale della Marina, durante il quale il secondo ufficiale, Tenze, inviato dal capitano del Baron Gautsch, Paul Winter, viene informato della rotta da seguire per evitare un campo minato che era stato allestito in difesa del porto di Pola. Le autorità militari, per ragioni di segretezza, non avevano comunque fornito la posizione esatta delle mine.Alle ore 11.00 del 13 agosto 1914, il “Baron Gautsch” salpava dal porto di Lussin Grande, diretta verso Trieste dove è previsto l’arrivo per le ore 18.00.Il comando viene assunto dal primo ufficiale Luppis. Le condizioni meteo erano ottime, il mare era calmo, tutto procedeva regolarmente. Alle 13.45 Luppis, senza autorizzazione da parte del capitano, cede il comando al secondo ufficiale Tenze per potersi recare a pranzo nella sala di prima classe. Fiducioso della sua esperienza, verificate le mire a terra, Tenze procede tranquillo nella navigazione.Alle 14.50 circa il Baron Gautsch viene avvistato a circa 7 miglia a nord del Faro di S. Giovanni Pelago, mentre procede a tutta forza all’interno del campo minato appena allestito in difesa del porto di Pola dalla posamine Basislisk. Un attimo prima della collisione Tenze corregge la rotta verso ovest, convinto di avere ormai superato il campo minato, ma rimaneva purtroppo un ultima mina....quella fatale. Il piroscafo urta una mina ancorata sul fondo sul lato di sinistra, proprio sotto la linea di galleggiamento, all’altezza delle caldaie tra la cucina e la dispensa di prima classe. Il tutto avviene in una manciata di minuti, il Baron Gautsch si inclina sul lato di sinistra e ciò rende impossibile l’alaggio di tutte le scialuppe. Dopo 6 minuti circa rimane solo un enorme gorgo. La sagoma dell’elegante piroscafo è completamente inghiottita dal mare. Circa 177 persone, tra cui numerose donne e bambini, annegano o muoiono bruciati dall’olio bollente rilasciato dai serbatoi. 159 persone vengono soccorse e tratte in salvo dai cacciatorpedinieri “Csepel”, “Triglav” e “Balaton” che accorrono immediatamente da Pola. Carmen Rubini è molto fortunata. Nata e cresciuta sull’isola di Lussino, ha familiarità con il mare, sa nuotare e viene tratta in salvo. Non c’è termine migliore per commentare l’accaduto se non quello di incompetenza umana. E i fatti lo dimostrano: al momento dell’esplosione il capitano era nella sua cabina a dormire, il primo ufficiale era a pranzo in prima classe, l’ufficiale in seconda venne colto dal panico una volta realizzato quanto era accaduto, da testimonianze dell’epoca pare che l’equipaggio si preoccupò di mettere in salvo se stesso senza preoccuparsi della sorte dei passeggeri. Ma quale fu la sorte degli ufficiali? Tenze venne ritrovato morto suicida a Pola qualche giorno dopo la tragedia, non aveva retto ai sensi di colpa. Il capitano ed il primo ufficiale, tratti in salvo, vennero immediatamente posti agli arresti, accusati dal Comando della Marina di incauta condotta, ma vennero assolti al processo. Il Lloyd, che imputava la responsabilità dell’accaduto al Comando dell’Imperial Regia Marina Austriaca per non avere inviato una nave a segnalare i limiti del campo minato, affrontò circa ottanta cause di risarcimento danni, vincendole tutte per assenza di colpa.Il processo fu comunque lungo e gli archivi di guerra dovettero prestare i documenti relativi all’incidente alla corte distrettuale, ma, nel maggio del 1925, in seguito a delle sommosse che culminarono con l’incendio del tribunale, tutti questi documenti andarono perduti. Si salvò un solo documento, custodito nell’ufficio di uno degli avvocati di parte civile, il Dr. Schapiro, ma essendo ebreo, il suo ufficio venne incendiato durante le persecuzioni naziste nel 1939. Non esiste più alcun documento dunque, tranne quello della procura di Rovigno contro il Cap. Winter ed il primo ufficiale Luppis.
L'IMMERSIONE
Il relitto viene ritrovato nel 1951 dal palombaro triestino Giacomo Stocca, su indicazioni di un altro palombaro, Libero Giurassici, socio, assieme a Ferruccio Torcello e Bartolo Prioglio, della Compagnia Industriale Mercantile di Trieste che aveva acquistato il relitto. Da allora, fino al 1992, del relitto si persero le tracce. Solo i pescatori croati ne conoscevano l’ubicazione (o meglio, conoscevano l’ubicazione di un relitto) in quanto perdevano sempre le loro reti quando pescavano in questa zona.Del ponte superiore sono rimaste le strutture e parte del legno, i fumaioli non ci sono più, al loro posto degli enormi fori che sprofondano nelle viscere della nave. La nave è maestosa in perfetto stile liberty, la sala da pranzo della prima classe era un elegante elegante salone addobbato con velluti e broccati, le colonne ricoperte di stucchi ed adornate da capitelli ionici, ora è rimasta solo la struttura esterna perchè essendo tutto legno e rimasto ben poco. Alcuni ponti in legno ancora presenti sono infatti pericolosi perchè possono crollare anche solo da un violento movimento di pinne. La sala macchine è accessibile e si possono ammirare le caldaie che costituivano il cuore della nave. Le eliche in bronzo invece vennero recuperate nel 1920. Indubbiamente una sola immersione non basta per apprezzare la bellezza del relitto. Vale la pena girare bene all'esterno, magari con una rapida puntata verso il timone (-40mt), fermarsi a guadare banchi di pesce che girano vorticosamente attorno agli argani delle scialuppe, infilare la testa nelle diverse aperture che si aprono quasi ovunque. Una volta guardato attentamente l'esterno si può iniziare una penetrazione più o meno profonda a seconda dell'esperienza. Penetrazione che se in alcuni punti come il ponte promenade è estremamente facile in quanto si ha sempre un'uscita a portata di mano, in altri richiede molta più attenzione perchè spesso, coprendo la torcia con una mano ci si rende conto di essere completamente al buio, senza uscite in vista. Lascio al singolo subacqueo le considerazioni sull'equipaggiamento neessario ad affrontare l'immersione che si prefigge e sull'eventuale pianificazione delle decompressioni, comunque come miscela respiratoria direi che si può considerare ottimale un EAN30 (ppO2 1.5 c.a. - MOD 40mt) oppure un EAN28 (ppO2 1.4 - MOD 40mt). Da tenere in considerazione una possibile presenza di corrente nei primi 10mt talvolta molto forte in superficie (ideale avere una jon line!)




martedì 16 ottobre 2007

Oggi parliamo di... NARCOSI DA INERTE

Impossibile anche per l'open water diver non averne mai sentito parlare, ma che cos'è, come insorge, progredisce e regredisce la narcosi?
Di seguito un breve schema che analizza in maniera sintetica le caratterisrtiche peculiari della narcosi, generalmente definita da inerte (nella maggior parte dei casi però si tratta di azoto), e vista sotto l'aspetto dell'immersione avanzata/tecnica.....

NARCOSI DA INERTE (azoto)

Ø Ogni gas inerte ha un suo potenziale narcotico. Nell’immersione avanzata interessa soprattutto l’azoto.
Ø ARIA: 20.9% OSSIGENO – 79% AZOTO (circa)
Ø L’azoto respirato ad elevate ppN2 ha effetto narcotico. Nelle immersioni profonde, per limitarne gli effetti può essere sostituito con altri inerti (es. elio).

Ø PERCHE’?

Ø Ipotesi Mayer-Overton: ogni gas inerte esercita un’azione depressiva sul SNC quando una sufficiente dose di esso si trova disciolta nelle cellule adipose del sistema nervoso.
Ø Teoria dell’iceberg: Il gas disciolto in un liquido causa un maggior ordine delle molecole del liquido (effetto iceberg).Le dimensioni dell’iceberg sono proporzionali alle proprietà anestetiche del gas. Gli iceberg si formano quindi anche nell’acqua delle componenti proteiche e lipoproteiche dei tessuti nervosi, costituendo degli ostacoli alla conduttività dei filamenti nervosi

Potenziali Narcotici Relativi
Elio (He)..........................4,26
Neon (Ne).......................3,58
Idrogeno (H2)................1,83
Azoto (N2)......................1,00
Argon (A).......................0,43
Kripton (Kr)..................0,14
Xenon (Xe)...............0,0039

Ø Si considera trascurabile a prof. Inferiori ai 24 mt.
Ø Sintomi gravi/gravissimi possono essere:
1. Senso di maggior sicurezza
2. Stato depressivo
3. Apprensione
4. Fobie
5. Minor tolleranza allo stress
6. Alterazione della coordinazione muscolare o delle capacità motorie
7. Confusione mentale
8. Riduzione delle capacità percettive e/o di giudizio
9. Diminuzione della capacità di reazione/risoluzione di problemi
10. Perdita della memoria a breve termine à amnesia
11. Disturbi visivi/visione a tunnel
12. Senso di incombente black out
13. Perdita di conoscenza
(elenco NON esaustivo)

Ø L’aggravarsi della sintomatologia ed il mancato riconoscimento del livello di narcosi da parte del subacqueo possono rapidamente portare allo shock narcotico (situazione in cui la caduta delle facoltà mentali è gravissima e repentina) con conseguente perdita di ogni capacità di reazione o risoluzione autonoma dei problemi da parte del sub.
Ø I sintomi di cui sopra sono definiti gravissimi o APERTI in quanto comportano l’insorgenza di ulteriori problemi, come ad esempio comportamenti sbagliati (es. il senso di maggior sicurezza può portare a “spingere” ulteriormente sulla profondità) ovvero portano a gravi conseguenze fisiche, talvolta fatali (in particolare se il soggetto è solo).

QUINDI?

Ø E’ necessaria una GESTIONE della narcosi di medio livello
Ø PREVENZIONE assoluta della narcosi di livello elevato
Ø Si può verosimilmente definire narcosi di medio livello quella sentita da un sub preparato ed in buone condizioni a profondità comprese fra i -50 e -60 mt.
Ø Mai sottovalutare il livello di narcosi di queste profondità; basti pensare che sono imposte come limite dai corpi militari, ovvero da persone con caratteristiche fisiche e psicologiche certamente migliori di quelle in cui si trova il subacqueo medio.
Ø Quindi il medio livello narcotico deve essere quantificato in maniera soggettiva, e corrisponderà ad una “zona di comfort” in cui il subacqueo:
1. è a conoscenza del grado di narcosi a cui è sottoposto;
2. lo riesce a controllare;
3. non è sottoposto ad eccessivo stress;
4. non ha una tale riduzione delle facoltà psicomotorie tale da compromettere una sua reazione in situazioni di emergenza.
Ø SUPERAMENTO del livello medio narcotico
Ø Si può considerare come segno di superamento di tale livello l’insorgenza di uno di sintomi (gravi) definiti sopra
Ø Necessità di rientrare al “medio livello”, risultato ottenibile generalmente (non sempre) risalendo a profondità inferiori
Ø La reazione deve essere decisa e aggressiva, può darsi che ci restino pochi istanti prima di un grave peggioramento
Ø SHOCK NARCOTICO è una situazione in cui la caduta delle facoltà mentali è gravissima e repentina.
Ø La prevenzione deve essere totale in quanto la situazione di shock è difficilmente rimediabile in maniera autonoma. E’ necessario l’intervento di un altro soggetto.

FATTORI PREDISPONENTI/SCATENANTI

Ø Aumento della pressione parziale dell’anidride carbonica (cattiva respirazione/sforzi eccessivi/affanno)
Ø Freddo (specie in caso di improvvise diminuzioni della temperatura dell’acqua)
Ø Alcool/farmaci possono avere effetti depressivi sui centri nervosi che si vanno a sommare a quelli provocati dall’azoto
Ø Condizioni fisiche scarse
Ø Velocità di discesa troppo rapida o incontrollata può portare ad un rapido peggioramento della narcosi fino a giungere allo shock
Ø Assenza di visibilità/mancanza di punti di riferimento provocano confusione mentale
Ø Stress dovuto ad altri fattori (fisico/psicologico)

CONTENIMENTO

Ø Concentrazione
Ø Necessità di rimanere sempre svegli e concentrati perché nel momento in cui si “molla”, ci si prende una “pausa” la narcosi può avere il sopravvento.
Ø Deve essere focalizzata sui parametri dell’immersione, non su fattori esterni.
Ø Il contenimento della narcosi non deve diventare ossessione in quanto questo porta a sottovalutare o dimenticare parametri, compiti e obiettivi dell’immersione, innalza il livello di stress