mercoledì 10 ottobre 2007

Elogio di un esploratore, Sheck Exley....mai sentito?



Sarebbe interessante sapere cos’avrebbe da dire Reinhold Messner circa la morte di Sheck Exley. Exley, di 45 anni, professore di matematica a Live Oak, Florida, morì il 6 Aprile 1994, nel tentativo di raggiungere i –300 mt. In una grotta in Messico (Zacaton).
La tentazione di tracciare un paragone tra i due uomini è forte: Exley, l’esploratore di grotte sommerse da un lato, Messner lo scalatore dall’altro. Entrambi avevano una meritata reputazione di essere i migliori nei loro campi. Negli anni entrambi videro i loro contemporanei morire; presto, nelle loro carriere, entrambi guardarono i loro stessi fratelli morire davanti ai loro occhi. Messner in alto, fra le montagne, ed Exley giù, nelle limpide acque di Wakulla Spring. Oggi Messner, anche se ancora vivo e arzillo, soffre gli effetti della privazione di ossigeno dovuta alla respirazione dell’aria rarefatta tipica delle alte quote; dall’altro lato Exley è morto respirando la densissima aria delle grandi profondità.
Aprite le enciclopedie sotto la voce delle più lunghe e profonde grotte in America e inevitabilmente vi apparirà il nome di Exley. Se nessuno potrebbe azzardarsi a dire che l’immersione in grotta è priva di rischi, Exley dimostrò che poteva essere fatta in sicurezza se praticata con conoscenza, meticolosità e preparazione. Ha letteralmente scritto “il Libro” (in realtà ne scrisse molti) sulle pratiche per la sicurezza nella speleosubacquea. Fu il primo al mondo a registrare più di 1000 immersioni in grotta. In oltre 29 anni di speleosubacquea ne fece più di 4000.
Come Reinhold Messner, Exley sembrava avere un sesto senso, una misteriosa abilità di capire esattamente quando era il momento di spingersi oltre e quando quello di indietreggiare un po’. Come Messner c’erano volte in cui sembrava invulnerabile, troppo furbo per essere preso nelle trappole che avevano causato la morte di altri.
Sheck Exley si distinse in particolar modo per aver violato i limiti consolidati di distanza e profondità raggiungibili nelle grotte. A Cathedral Canyon Spring in Florida (un luogo che aveva talmente tante potenzialità che Sheck acquistò il terreno e vi si trasferì), nel 1990 conseguì il Record del Mondo di penetrazione percorrendo una distanza di oltre due miglia (sottacqua) nel corso di un’immersione in solitaria che durò undici ore e mezza.
Exley era altrettanto famoso per la sua esperienza nelle immersioni profonde, una sfida ancora più tecnica e affascinante. All’aumentare della profondità, i subacquei devono respirare aria a pressione altrettanto elevata. Sotto pressione l’azoto nella comune aria che respiriamo causa narcosi, una sorta di ubriachezza che aumenta con la profondità. Lo stesso ossigeno che ci permette di vivere diventa tossico a profondità superiori ai 60 mt (circa), anche se Exley, uno dei pochi ad essersi immerso ad oltre 120 mt. respirando comune aria compressa e riuscendo tuttavia a sopravvivere dimostrò che ciò era possibile anche ben al di sotto dei fatidici 60 mt.
La soluzione più pratica per chi ha la necessità di compiere immersioni a grandi profondità è quella di utilizzare miscele di gas come il Trimix, che contiene una percentuale più bassa di ossigeno e azoto sostituiti da una percentuale di elio.
Mentre i primi esperimenti nell’utilizzo di miscele di gas avevano avuto tragici esiti negli USA (l’amico di Exley Louis Holtzendorf morì in una di queste immersioni), Exley provò, con le sue immersioni profonde nella sorgente conosciuta come “Nacimiento del Rio Mante”, in Messico, lep potenzialità dell’uso di Trimix nelle immersioni in grotta. Queste miscele non solo permettevano al subacqueo di scendere a grandi profondità senza farlo soccombere sotto gli effetti della narcosi o della tossicità dell’ossigeno, ma riducevano anche i tempi delle decompressioni durante la risalita.
A partire dal 1979 Exley cercò in maniera metodica di aprirsi la strada verso sempre maggiori profondità nella grotta del Rio Mante. Nel marzo 1989, utilizzando Trimix, stabilì il record del mondo scendendo a 881 piedi (circa 268 mt), riemergendo dopo 14 ore di decompressione senza alcun inconveniente. Prima di lui solo i sub commerciali, gli OTS (Operatori Tecnici Subacquei), lavorando in campane che fornivano aria respirabile attraverso tubi ombelicali e costituivano la base d’appoggio per giorni o settimane di decompressione un tipo di supporto impensabile nelle grotte) erano andati più profondi di lui.
In tempi recenti Exley e il suo team continuarono le loro esplorazioni di grotte profonde e risorgive. Nell’agosto del 1993 Exley raggiunse 863 piedi (circa 263 mt) a Bushmansgat, in Sudafrica. Dopo di quella il team si concentrò su una grotta conosciuta come “Pit 6350”, a nord di Tampico in Messico. A settembre Jim Bowden si immerse a 774 piedi (circa 235 mt) nelle scure e fangose acque della risorgiva. Ann Kristovich, medico del team, scese a 541 piedi (c.a. 164 mt) stabilendo un nuovo record femminile (il precedente era stato di Mary Ellen Eckoff, ex moglie di Exley, nel Rio Mante). Alla fine della spedizione di Settembre, il team annunciò che nonostante più di trenta immersioni a grandi profondità, non avevano incontrato problemi legati alla pressione. Il programma per il futuro prevedeva immersioni oltre i –300…
Il numero aveva un dolce suono; 300 mt sarebbero stati una pietra miliare, un balzo in avanti. Inoltre era realisticamente realizzabile, solo 119 piedi (36 mt) più giù del record di Exley del 1989.
Il 6 aprile Jim Bowden e Sheck Exley entrarono nelle acque del Pit 6350 (Zacaton). Dopo mesi di calcoli meticolosi e ripetute pianificazioni era giunto il momento della discesa vera e propria. In 11 minuti Bowden stabilì il nuovo record di 925 piedi (284 mt), risalendo dopo circa 12 ore di decompressione. Nell’acqua fangosa Bowden vide Exley solo per un momento, quando lo superò continuando a scendere, sempre più giù. Kristovich, in qualità di sub di supporto, monitorava dalla superficie, guardando le due scie di bolle, finchè non ne vide soltanto una. La ex moglie di Exley, Mary Ellen scese a 279 piedi (85 mt), dove uno sperone di roccia avrebbe potuto blocare la risalita delle bolle. Non vide nulla.
Cosa successe a Sheck? Una delle ipotesi avanzate nel corso degli anni è quella di violenti tremori dovuti all’elio contenuto nella miscela respiratoria, conosciuti come HPNS (Sindrome nervosa da alta pressione). Irresistibilmente attratto dal magico “1000” (1000 piedi = 300 mt) Exley potrebbe aver continuato la discesa nonostante l’insorgere dei tremori. O forse non ci furono sintomi ad avvertirlo di un’imminente crisi convulsiva. D’altronde la fisiologia di una così rapida discesa a tali profondità è a tutt’oggi per lo più incompresa o sconosciuta. Possiamo solo speculare sul fatto che da qualche parte nell’oscurità (a che profondità non si saprà mai) Exley svenne e affogò.
Dopo l’incidente fu chiaro che il corpo di Exley non sarebbe mai stato recuperato (“l’unico uomo in grado di fare un tale recupero era proprio l’uomo che giaceva li sotto” disse Bowden). Tuttavia quando furono recuperate le cime di discesa, tre giorni dopo, il suo corpo fu trovato impigliato in una di queste. Chi lo conosceva bene è sicuro solo di una cosa: Exley non fu preso dal panico. Più di una volta in passato aveva messo a repentaglio la sua vita per salvarne un’altra, facendo prevalere i suoi nervi d’acciaio sulle più spaventose condizioni.
Quindi, come fai a piangere un uomo che è morto spingendo oltre i limiti di uno sport che la maggior parte delle persone considera a dir poco avventato? Cosa si può dire di una persona che conosceva l’immensità dei rischi, e tuttavia li affrontò? “E’ morto facendo qualcosa che amava e che sapeva fare meglio di tutti” disse Bowden. Forse questo è tutto ciò che uno potrebbe o dovrebbe dire.Gli Sheck Exley e i Reinhold Messner di questo mondo soppesano i rischi, valutano le conseguenze e fanno le loro scelte di conseguenza, senza chiedere il nostro consenso o la nostra compassione.
Sheck morì nello stupido inseguimento di un record senza senso, o fu un pioniere che portò ad un livello superiore le nostre conoscenze circa le immersioni a grandi profondità? Mi piace pensare che Messner sarebbe incline a scegliere la seconda…
Un amico di Exley lo descrisse come un uomo che cercava sempre di sbirciare dietro ad ogni angolo. Si immerse a profondità sempre maggiori perché le grotte che esplorava lo richiedevano. Perché qualcosa, che la maggior parte di noi non capirà mai, lo richiamava irresistibilmente oltre…

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